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Vercelli, in giro con auto di servizio per fini privati: arrestato colonnello della Fiamme Gialle

Agli arresti il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Vercelli e il suo autiere e collaboratore, un sottufficiale delle stesse Fiamme Gialle. L’ipotesi di reato della Procura è di truffa aggravata ai danni dello Stato, falso, peculato militare e abuso d’ufficio per avere indotto il Ministero a erogare somme di denaro che non sarebbero loro spettate.
A cura di Antonio Palma
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Avrebbero indicato falsamente la propria presenza in servizio e attività mai svolte incassando i relativi compensi non dovuti e inoltre sarebbero andati in giro con l’auto di servizio per fini privati,  queste le pesanti accuse nei confronti del comandante provinciale della Guardia di Finanza di Vercelli, il colonnello Fabrizio Nicoletti, e del suo autista, entrambi finiti oggi agli arresti con l’ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, falso, peculato militare e abuso d'ufficio. I due militari delle Fiamme Gialle sono destinatari di una misura di custodia cautelare ai domiciliari emesse dal Gip di Vercelli su richiesta della locale Procura della Repubblica. Le misure sono state eseguite questa mattina dagli uomini del nucleo di Polizia economico finanziaria delle stesse Fiamme Gialle di Torino.

Secondo l’accusa il colonnello 58enne e il suo autiere e collaboratore stretto, un sottufficiale della Guardia di Finanza, avrebbero per lungo tempo indicato nelle scritture di servizio attività mai effettuate, ottenendo dal Ministero delle finanze, di cui son dipendenti, pagamenti di somme che non sarebbero loro spettate. L'alto ufficiale in particolare avrebbe indicato falsamente orari e località di lavoro per attività che in realtà non sarebbero mai avvenute, nonché di aver prestato servizi in orari e luoghi inventati lo scopo di incassare maggiori compensi per gli spostamenti.

Durante le indagini a loro carico, gli tessi colleghi degli indagati incaricati dai pm piemontesi avrebbero anche accertato un utilizzo dell'autovettura istituzionale in uso al comandante provinciale per scopi prettamente privati. Non solo, il comandante avrebbe affidato al suo autista incarichi per scopi personali che non rientravano nelle mansioni di servizio attestando però che lo fossero. Per questo, secondo l’accusa, i due arrestati avrebbero indotto in errore il Ministero a erogare, a livello contributivo, somme di denaro che non sarebbero loro spettate. Nell’ambito della stessa inchiesta risultano indagati ma senza misure cautelari altri tre militari, tutti destinatari di avvisi di garanzia. Eseguite anche diverse perquisizioni negli uffici del comando provinciale delle Fiamme gialle per acquisire documentazione ritenuta utile

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