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Covid 19

Vaccini Covid, ancora ritardi: J&J non arriverà prima di fine aprile, AstraZeneca annuncia nuovi tagli

Possibili intoppi nel nuovo piano vaccinale preparato dal governo Draghi: le prime dosi del vaccino monodose Johnson&Johnson non arriveranno in Europa prima di metà-fine aprile, mentre AstraZeneca ha annunciato nuovi e ulteriori tagli di forniture. Per questo la Commissione UE sta valutando una sospensione dei pagamenti.
A cura di Davide Falcioni
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Secondo il nuovo piano vaccinale preparato dal Commissario straordinario per l'emergenza sanitaria, il generale Francesco Paolo Figliuolo, nei prossimi mesi verranno somministrate 500 mila dosi di vaccino al giorno su base nazionale, vaccinando almeno l’80% della popolazione entro il mese di settembre e quindi, di fatto, raggiungendo l'immunità di gregge a fine estate. Un obiettivo ambizioso annunciato in precedenza anche dal Ministro della Salute Roberto Speranza che tuttavia potrebbe scontrarsi con gli ormai cronici ritardi nelle consegne dei vaccini da parte delle aziende farmaceutiche. Lo stesso ministro tedesco della Sanità, Jens Spahn, all’indomani dell’autorizzazione da parte di Ema del vaccino di Johnson&Johnson ha dichiarato: "Le forniture alla Ue non avverranno prima di metà-fine aprile, a causa dell’incertezza delle decisioni politiche di Washington sulle esportazioni". Johnson&Johnson infatti è una società multinazionale statunitense e non è da escludere che Biden voglia trattenere negli USA più dosi possibile per immunizzare tutta la popolazione entro luglio.

Le Regioni italiane sono consapevoli che il siero J&J non arriverà prima di fine aprile: secondo il piano vaccinale se ne attendono 2,4 milioni di dose al mese per un totale di 7,3 milioni, sempre ammesso che l'azienda rispetti gli accordi. Ma un altro problema ad aprile sarà quello con le forniture di AstraZeneca: dopo aver tagliato da 16 a 8, infine a 4,2 milioni le dosi inviate all’Italia nel primo trimestre contava di recuperare nel secondo con 10 milioni di dosi, ma sono subentrati nel frattempo importanti problemi nel sito di produzione che sarebbe dovuto sorgere in Olanda per affiancare quello belga a causa di problemi con le autorizzazioni da parte dell'UE. La casa farmaceutica anglo-svedese difficilmente riuscirà a raggiungere l’obiettivo di 40 milioni di dosi all’Unione europea entro la fine di marzo (di queste 5 all’Italia) e nei prossimi mesi – cioè fino a giugno – arriverà a fatica a 70 milioni (avrebbero dovuto essere 180). All'Italia arriveranno nel secondo trimestre dell'anno non più di 8 milioni di dosi, rispetto alle 10,7 previste nell’ultimo aggiornamento del piano vaccinale. Anche per questo, a fronte di un nuovo taglio, la Commissione Europea ha deciso di reagire analizzando "con attenzione tutte le possibili misure da prendere", come ha dichiarato una fonte Ue all’Ansa. Bruxelles – in particolare – starebbe valutando una sospensione dei pagamenti finché le relative forniture non vengano portate a termine.

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