Ucciso e fatto sparire a Gemona: “Per giorni la madre e la compagna hanno finto che fosse in Colombia”

Nei giorni successivi all’omicidio di Alessandro Venier e prima che il suo corpo venisse ritrovato, nella casa di Gemona del Friuli sarebbe andata in scena una messinscena inquietante. A ogni visita dei sanitari, chiamati ad assistere Mailyn Castro Monsalvo per una depressione post partum, la giovane madre ripeteva lo stesso copione, insieme alla suocera Lorena Venier: "Alessandro è partito per la Colombia". Nessuna scomparsa, nessun allarme. Solo un trasferimento improvviso, ma voluto, avrebbero sostenuto.
A riportare il dettaglio è la Tgr Rai del Friuli Venezia Giulia. Secondo l’emittente, questa versione sarebbe stata fornita alle ostetriche, ai pediatri e agli assistenti sociali che da gennaio – dopo la nascita della figlia – facevano regolarmente visita alla coppia. Un racconto condiviso che secondo la Procura potrebbe far parte di un piano ben preciso: approfittare del fatto che Alessandro, poco prima della sua morte, avesse confidato agli amici l’intenzione di lasciare l’Italia per trasferirsi definitivamente in Colombia. Un dettaglio che, secondo l’accusa, è stato sfruttato per sviare ogni sospetto e allontanare l’ipotesi di una scomparsa improvvisa o sospetta.
Sia Mailyn che Lorena sono ora accusate di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Secondo quanto emerso dalle indagini, la mattina del 25 luglio, all’interno dell’abitazione di via Manara, Alessandro sarebbe stato ucciso, e poco dopo il suo corpo sezionato e nascosto. E ieri la madre della vittima ha rivelato di aver fatto tutto da sola: "Sono stata io a farlo a pezzi con un seghetto".
Intanto, in attesa dell'autopsia, emerge sempre più chiaramente la fragilità psicologica di Mailyn Castro Monsalvo. La giovane, originaria di Puerto Colombia, aveva già avuto in passato crolli emotivi documentati. Secondo alcuni atti ufficiali colombiani – riportati sempre dalla Tgr FVG – nel luglio 2021 aveva rinunciato a un incarico dirigenziale nell’ufficio di sanità pubblica proprio per problemi di salute mentale. “Questa documentazione conferma quanto riferito anche dai genitori di Mailyn”, ha spiegato il suo avvocato, Francesco De Carlo. “La depressione post partum ha certo aggravato il quadro, ma la ragazza soffriva già da tempo di disturbi gravi, tanto da compromettere la sua carriera e la sua stabilità emotiva”.