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Uccise il padre per difendere la madre, assoluzione definitiva per Alex Cotoia: “Può cominciare a vivere”

La Corte di Cassazione ha confermato oggi la sentenza di assoluzione per Alex Cotoia emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino emessa lo scorso gennaio, riconoscendo dunque la legittima difesa del ragazzo nei confronti del genitore. Si chiude così una tristissima vicenda che ha visto il ragazzo uccidere il padre con 34 coltellate nel tentativo di difendere la madre e il fratello dalle continue vessazioni dell’uomo e poi processato per cinque anni.
A cura di Antonio Palma
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Assolto definitivamente Alex Cotoia il giovane accusato di omicidio volontario per l'uccisione del padre avvenuta nel 2020 a Collegno nel Torinese con 34 coltellate in casa. Lo ha deciso oggi la Corte di Cassazione confermando la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Torino emessa lo scorso gennaio, riconoscendo dunque la legittima difesa del ragazzo nei confronti del genitore.

Si chiude così una tristissima vicenda che ha visto il ragazzo uccidere il padre con 34 coltellate nel tentativo di difendere la madre e il fratello dalle continue vessazioni dell'uomo e poi processato per cinque anni e ben cinque gradi di giudizio. Anni durante i quali Alex ha scelto anche di cambiare cognome portando ora quello della madre. "Questa volta è davvero finita, Alex ora può cominciare a vivere", ha dichiarato all’Adnkronos l’avvocato Claudio Strata.

I giovani oggi ventitreenne, ma all'epoca di fatti appena diciottenne, fu assolto in primo grado per legittima difesa ma poi condannato in appello nel 2023 a 6 anni due mesi e 20 giorni di carcere per omicidio volontario. Nel terzo grado di giudizio la Cassazione però annullò la sentenza con un rinvio in appello bis. Quest'ultimo si era concluso nel gennaio scorso con l'assoluzione del giovane ribadita Ora anche dalla Cassazione

I giudici della Quinta sezione penale della Cassazione, hanno accolto la richiesta della difesa del ragazzo, dichiarando inammissibile il ricorso presentato invece dalla procura generale di Torino che sosteneva invece la colpevolezza del ragazzo. Per la procura generale presso la corte d'appello di Torino e l’avvocato generale, la sentenza d'assoluzione per legittima difesa infatti era "illogica" e le "prove sono state travisate". Insistendo che non si trattasse di “legittima difesa” perché in casa non vi erano prove di una colluttazione.

I giudici di appello vece lo aveano assolto spiegando che le 34 coltellate furono sferrate non per "odio, frustrazione o rabbia", bensì in quello che la Corte di assise di appello di Torino ha definito come un atto di "legittima difesa putativa". La giustificazione dell’assoluzione si basa sull’interpretazione dell'atto compiuto dal giovane come una reazione alla percezione di un pericolo imminente, piuttosto che un atto intenzionale di violenza premeditata. Secondo la sentenza, Alex si è difeso "fino a quando ha constatato che il padre non costituiva più un pericolo".

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