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“Trovammo covo Provenzano 5 anni prima, ci bloccarono”. Lo confessa carabiniere a Servizio Pubblico (VIDEO)

Parla un carabiniere a Servizio Pubblico, in un estratto trasmesso in anteprima da Enrico Mentana: “Tramite una segnalazione avevamo individuato il casolare di Provenzano cinque anni prima, facemmo rapporto ma non è mai stato utilizzato. E’ stato uno schifo”.
A cura di Andrea Parrella
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Un altro estratto choc dello speciale che andrà in onda domani a Servizio Pubblico, mandato in onda in anteprima dal Tg La7, mostra un'intervista ad un carabiniere che afferma nel 2001, cinque anni prima l'effettiva cattura del boss di Cosa Nostra, fosse stato individuato, tramite una segnalazione di una donna, il casolare dove effettivamente sarebbe stato trovato nel 2006 Bernardo Provenzano: "Era il settembre 2001 una signora ci indicò un possibile covo dove poteva essere nascosto Provenzano, abbiamo redatto un segnalazione di servizio depositata regolarmente al comando provinciale, ma non è mai stata presa in considerazione". E' quanto dice l'uomo e quando gli si chiede cosa abbia pensato quando cinque anni dopo Provenzano sia stato trovato proprio lì, risponde: "Ho pensato fosse uno schifo. Il comandante dell'epoca era il colonnello Sottile, si disse che così doveva andare e che non si doveva dire niente". Già ieri erano state mostrate immagini esclusive di Provenzano in carcere di massima sicurezza, che aveva difficoltà a parlare con i suoi parenti, in evidente stato confusionale.

Le indagini che portarono all'arresto di Provenzano si incentrarono sull'intercettazione dei famosi pizzini, i biglietti con cui comunicava con la moglie, il cognato Carmelo Gariffo e con il resto del clan. Dopo l'intercettazione di questi pizzini e alcuni pacchi contenenti la spesa e la biancheria, movimentati da alcuni staffettisti di fiducia del boss, i poliziotti della Squadra Mobile di Palermo e gli agenti della Sco riuscirono a identificare il luogo in cui si rifugiava Provenzano. Individuato il casolare, gli agenti monitorarono il luogo per dieci giorni attraverso microspie ed intercettazioni ambientali, per avere la certezza che all'interno vi fosse proprio Provenzano. L'11 aprile 2006 le forze dell'ordine decisero di eseguire il blitz e l'arresto, a cui Provenzano reagì senza opporre la minima resistenza. Il boss confermò la propria identità complimentandosi e stringendo la mano agli uomini delle forze dell'ordine  e venne scortato alla questura di Palermo.

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