Tre anni dal femminicidio di Alessandra Matteuzzi, la sorella: “Solo ergastolo per Padovani ti darà giustizia”

Sono trascorsi quasi tre anni dalla morte di Alessandra Matteuzzi, uccisa a Bologna il 23 agosto dall'ex fidanzato Giovanni Padovani a colpi di martello. Matteuzzi fu prima presa a martellate, poi colpita con una panchina, a calci e a pugni. Il tutto avvenne sotto casa della vittima, dove Padovani si era appostato. Per lei hanno sempre combattuto i familiari, in particolare la sorella Stefania, una delle ultime ad aver parlato con la donna prima del delitto.
"Sono passati tre anni dalla tua scomparsa – scrive in una lettera -. Una terribile morte che ti ha strappato all'amore dei tuoi cari, un femminicidio feroce che ha ferito tutta la città di Bologna e tutta Italia". "Bologna ci è stata vicino, ci ha dato la forza per andare avanti in questi anni – continua Stefania – ma vogliamo che per te sia fatta giustizia". Padovani è in carcere dalla sera dell'omicidio, condannato in primo e in secondo grado all'ergastolo per il femminicidio con l'aggravante dello stalking, della premeditazione e dei futili motivi. Tra meno di un mese arriverà per l'ex calciatore l'ultimo grado di giudizio. "Saremo in Cassazione a Roma – spiega Matteuzzi – affinché la giustizia riconfermi l'ergastolo. Sandra, la tua voce, la tua risata, il tuo altruismo e la tua voglia di vivere sono sempre con noi. Continueremo a lottare per te e per tutte le donne che vengono assassinate ogni giorno. Dopo la sentenza, organizzeremo con la nostra città un momento per ricordarti".

Quest'anno, infatti, Stefania non è riuscita ad organizzare una commemorazione pubblica a causa di un crollo psicologico. "Il dolore è sempre uguale ma l'angoscia della sentenza definitiva mi mette una tensione che non riesco a sopportare. Finché non sentirò la parola ‘ergastolo', giustizia non sarà stata fatta".
Stefania Matteuzzi era al telefono con la sorella la sera del 23 agosto 2022, poco prima della sua morte. Alessandra l'aveva chiamata proprio perché aveva paura di Padovani, che dopo un anno e mezzo di relazione costellati da comportamenti morbosi e ossessivi, era arrivato a spiarla dalle telecamere di sicurezza installate in casa.
"Ogni anno per me è come rivivere quei giorni – ha spiegato -. Tornano tutti i ricordi perché ho vissuto il dolore di quei momenti, fino all'ultima goccia. Non ho ancora elaborato tutto questo".