Torino, il pm: “Pescivendolo maltratta astici”. Il giudice: “Stupito dall’accusa”

Quando ha letto i capi d'accusa il titolare di un banco di pesce in un mercato di Torino ha stentato a credere ai suoi occhi: secondo il pubblico ministero, infatti, avrebbe maltrattato degli animali. Per questo l'uomo ha dovuto trovarsi un avvocato, sostenere delle spese legali e difendersi. Peccato che secondo il pm Antonio Rinaudo – lo stesso di molti processi No Tav – il pescivendolo avesse maltrattato "tre astici e due aragoste" tenendo i crostacei vivi sul suo banco del pesce.
Gli animali avrebbero sofferto molto e quindi il commerciante ha dovuto subire un processo penale. L'uomo, secondo il pm, aveva esposto "in un banco vetrina tre astici e due aragoste direttamente sul ghiaccio, fuori dall'acqua", agendo così, "con crudeltà". Di lì a poche ore i crostacei sarebbero stati acquistati e cucinati, ma nel frattempo avrebbero subito maltrattamenti. Sta. di fatto che l'ambulante ha rischiato una condanna da tre a 18 mesi e una sanzione da 5 a 30mila euro. Fortunatamente il processo si è concluso con assoluzione per "tenuità del fatto", ma l'intera vicenda giudiziaria ha destato non poche perplessità.
Emblematiche le parole utilizzate dal giudice Sergio Favretto nella sua sentenza: "Il giudice – si legge nel dispositivo – valutando con stupore come la vicenda (inerente a tre astici e due aragoste) abbia coinvolto ben quattro agenti della polizia municipale ed allertato un veterinario dell'Asl, come si sia trattato di cinque crostacei destinati a vendita e cottura, come non si possa affatto parlare di maltrattamenti voluti a danno degli animali, ma di normali e diffuse tecniche di momentanea conservazione in ghiaccio, ritiene pertinente l'applicazione della non punibilità per tenuità del fatto".