Torino, caos piazza San Carlo. Una lettera allertava il comune: “Non ci sono steward”

Una lettera del primo giugno, scritta dai dirigenti di Turismo Torino – l’ente del Comune che era stato chiamato a organizzare l’intera serata della finale di Champions League tra Juventus e Real Madri in piazza San Carlo – rischia di cambiare le sorti delle indagini che stanno tentando di fare luce sulla calca che ha provocato la morte di una persona e il ferimento di molte altre. La missiva è stata inviata due giorni prima del match, è contenuta tra gli atti dell'inchiesta condotta dai pm, Antonio Rinaudo e Vincenzo Pacileo e a rivelarne il contenuto è stata Repubblica: "Per quanto riguarda il controllo ai varchi di competenza degli steward, Turismo Torino non è in grado di provvedere. Se siete intenzionati ad andare avanti comunque dovrete provvedere o trovare qualcuno che se ne faccia carico". La lettera è stata spedita al committente – il Comune di Torino – e alla Questura, che proprio il giorno precedente aveva dato precise disposizioni in merito al numero di uomini da dispiegare in piazza la sera del 3 giugno. Le autorità spiegavano quanti steward erano necessari intorno al palco per garantire la sicurezza, quanti ai varchi e nel resto della piazza.
A quelle "risorse" tuttavia Maurizio Montagnese, presidente di Turismo Torino, e Danilo Bessone, responsabile operativo, non avevano accesso: gli steward infatti c'erano in numero sufficiente a "proteggere” il palco durante la proiezione della partita, ma non per sofddisfare le altre richieste della questura. Bessone e Montagnese sono ufficialmente indagati nell’inchiesta per i 1526 feriti di quella notte, e per la morte della donna di Domodossola, Erika Pioletti. Anche la sindaca della città, Chiara Appendino, è iscritta nel registro degli indagati ma solamente nel fascicolo per le lesioni, dal momento che i feriti nelle querele hanno chiesto espressamente che la procura approfondisca le responsabilità del Comune.