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Terremoto L’Aquila, la Consulta boccia la legge sulla ricostruzione: “Senza coperture”

La Corte Costituzionale ha bocciato l’intero articolato della legge regionale abruzzese n. 28/2018. Il provvedimento, approvato quando la giunta era guidata dal centrosinistra di Luciano D’Alfonso, è stato dichiarato incostituzionale perché “esprime una mera ipotesi politica, la cui fattibilità giuridica ed economico-finanziaria non è supportata neppure da una schematica relazione tecnica”.
A cura di Ida Artiaco
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La legge sulla ricostruzione de L'Aquila dopo il terremoto del 2009 è incostituzionale. Lo ha annunciato la Corte Costituzionale con la sentenza n. 227 depositata oggi, mercoledì 30 ottobre, che ha bocciato l'intero articolato della legge regionale abruzzese n. 28/2018 perché "esprime una mera ipotesi politica, la cui fattibilità giuridica ed economico-finanziaria non è supportata neppure da una schematica relazione tecnica". In altre parole, la norma è caduta per violazione del principio della necessaria copertura finanziaria, sancito dall’articolo 81 della Costituzione. Il testo fu approvato dal consiglio regionale quando la giunta era guidata dal centrosinistra del governatore Luciano D’Alfonso. La Consulta ha anche affermato che il principio della copertura "trova una delle principali ragioni proprio nell’esigenza di evitare leggi-proclama sul futuro, del tutto carenti di soluzioni attendibili e quindi inidonee al controllo democratico ex ante ed ex post degli elettori".

Si tratta di una precisazione che si ricollega al principio di rappresentanza democratica, "posto a garanzia del cittadino, il quale ha diritto di essere informato sull’attendibilità della stima e sull’esistenza delle risorse destinate ad attuare le iniziative legislative e a confrontare le previsioni con i risultati in sede di rendicontazione". La Corte ha concluso che "la copertura finanziaria delle spese deve indefettibilmente avere un fondamento giuridico, dal momento che, diversamente opinando, sarebbe sufficiente inserire qualsiasi numero per realizzare nuove e maggiori spese". Nel testo che è stato definito incostituzionale venivano recate "disposizioni volte a valorizzare le peculiarità del territorio dell'Aquila che rappresentano patrimonio della collettività abruzzese, nonché ad assicurare il recupero dell'ordinaria qualità della vita in considerazione delle specifiche esigenze del territorio".

Approvato nell'agosto 2018, due mesi dopo, ad ottobre, il Consiglio dei ministri ha impugnato il provvedimento dinanzi alla Corte Costituzionale, ai sensi dell'art. 127 della Costituzione e oggi è arrivata la decisione della Consulta. Secondo quest'ultima, l'intero articolato della legge dichiarata incostituzionale "esprime una mera ipotesi politica, la cui fattibilità giuridica ed economico-finanziaria non è supportata neppure da una schematica relazione tecnica. Ciò appare in evidente contraddizione con le radicali innovazioni organizzative e programmatiche, le quali comportano ictu oculi consistenti oneri finanziari".

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