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Svezia: donna musulmana rifiuta di stringere la mano a un dirigente; azienda non la assume

Farah Alhajeh ha fatto causa a un’azienda presso cui aveva sostenuto un colloquio di lavoro, vincendo. Si era rifiutata di stringere la mano a un manager in ossequio a quanto prescrive la sua religione.
A cura di Davide Falcioni
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Farah Alhajeh, una donna di fede musulmana di 24 anni, è da alcuni giorni uno dei più popolari personaggi svedesi: la giovane, infatti, ha vinto la causa intentata a una società di Uppsala che aveva interrotto il colloquio da lei richiesto per ottenere un lavoro come interprete. La ragazza, infatti, si era rifiutata di stringere la mano a un uomo, membro della commissione giudicante. Un gesto che era stato giudicato al momento eccessivamente sgarbato, tanto da non valutare neppure le competenze professionali di Farah.

Un giudice ha però dato ragione alla donna e l'azienda è stata condannata a pagarle un risarcimento di 40mila corone svedesi, pari a circa 3400 euro. Il comportamento dei dirigenti della società è stato infatti giudicato discriminatorio. Alle insistenti richieste di stretta di mano Farah ha replicato ponendosi la mano sul cuore, compiendo cioè il tradizionale gesto delle donne musulmane che non vogliono, in base ai dettami della loro religione, avere contatti con uomini che non siano il marito.

Il dibattito intorno alla vicenda di Farah Alhajeh si è animato in questo periodo di campagna elettorale, con il governo socialista-verde in forte crisi nei sondaggi rispetto ai sovranisti locali (SverigeDemokraterna, democratici di Svezia) che invece sembrano poter avere la meglio, facendo leva proprio sul tema dell'immigrazione e la critica al multiculturalismo.

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