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Stop a obiettori di coscienza nei consultori: Tar boccia ricorso del Movimento per la vita

Per il Tar del Lazio l’obiezione non può esonerare i medici “dall’assistenza antecedente e conseguente l’intervento” di interruzione di gravidanza. Il Movimento ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato.
A cura di Antonio Palma
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Non c'è nessun motivo per cui i medici debbano avanzare la loro obiezione di coscienza nei consultori familiari pubblici. È quanto ha stabilito una decisiva sentenza del Tar del Lazio rigettando il ricorso presentato della Federazione Movimento per la vita contro la delibera con cui la Regione Lazio imponeva ai consultori familiari pubblici di eliminare ogni obiezione di coscienza per prescrivere pillole del giorno dopo o anticoncezionali alle donne che ne fanno richiesta e garantire i certificati alle donne che ne avevano bisogno per chiedere un'interruzione volontaria di gravidanza in ospedale.

Per i ricorrenti il decreto del Regione Lazio non era applicabile in quanto il ruolo dei consultori non sarebbe quello di "preparare l'interruzione di gravidanza ma fare il possibile per evitarla", e sostenevano che la delibera violasse "il diritto fondamentale all'obiezione di coscienza". I giudici del Tribunale amministrativo regionale, però, sono stati di diverso avviso, sentenziando invece che il primo argomento sarebbe "del tutto estraneo" ai compiti dei consultori, mentre l'obiezione non può esonerare i medici "dall'assistenza antecedente e conseguente l'intervento" di interruzione di gravidanza.

In pratica il Tar ha ricordato che "è da escludere che l'attività di mero accertamento dello stato di gravidanza richiesta al medico di un consultorio si presenti come atta a turbare la coscienza dell'obiettore, trattandosi, per quanto sopra chiarito, di attività meramente preliminari non legate al processo d'interruzione". Anche nel caso delle pillole concezionali il Tar ha ribadito che non possono essere considerati aborto, nemmeno quelle del giorno dopo, quindi non sussiste alcun diritto di obiezione di coscienza.

Soddisfazione è stata espressa da molte associazioni per i diritti delle donne ma anche dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti cheha dichiarato "Siamo soddisfatti per la sentenza del Tar del Lazio che chiarisce il territorio dell'obiezione di coscienza e della sua applicazione nel rispetto della legge. È la certificazione che la Regione Lazio ha avuto ragione e sta andando nella direzione giusta". Dal movimento per la vita però annunciano ricorso al Consiglio di Stato. “Il Movimento per la vita italiano, perplesso rispetto alle valutazioni scientifiche dei giudici amministrativi e alla loro considerazione del diritto all’obiezione di coscienza, continuerà la sua battaglia presso il Consiglio di Stato a difesa del diritto delle donne alla corretta informazione, della dignità della professione medica e, soprattutto, della vita dell’embrione umano, considerato dall’industria del farmaco un oggetto prima che esso possa annidarsi nell’utero materno" ha dichiarato infatti Gian Luigi Gigli, presidente del Mpv.

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