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Emergenza lavoro

“Stipendi bassi per i parrucchieri? Solo quando ho aperto il mio negozio ho capito come funziona”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Samuele, un barbiere, che ammette che gli stipendi per acconciatori e parrucchieri sono molto bassi ma invita a riflettere anche sui costi per i datori di lavoro: “Se i costi per un dipendente fossero più bassi, non ci sarebbero problemi nel retribuire in maniera equa”.
A cura di Redazione
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Samuele Fanizzi
Samuele Fanizzi
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Fanpage.it riceve ogni giorno segnalazioni da parte di nostri lettori e storie sul mondo del lavoro. Ne pubblichiamo una arrivata da Firenze: a scriverci è un barbiere che fa riferimento a un’altra lettera da noi pubblicata qualche tempo fa.

Quella di un uomo che aveva voluto parlare degli stipendi bassi dei parrucchieri, mestiere svolto da sua moglie. “Un giorno gli artigiani spariranno e non possiamo biasimarli”, scriveva.

Samuele risponde: “Sulla base della mia esperienza personale posso confermare che gli stipendi per la categoria acconciatori sono molto bassi, tuttavia occorre fare degli approfondimenti”.

La lettera a Fanpage.it

Scrivo in merito all’argomento dei parrucchieri e dello stipendio basso. Mi chiamo Samuele Fanizzi e sono un barbiere. Mi ha piacevolmente colpito l’articolo del marito che scrive per conto della moglie sul fatto che nonostante le sue competenze e le sue responsabilità, la moglie percepisce uno stipendio di 1000 euro al mese.

Sulla base della mia esperienza personale posso confermare che gli stipendi per la categoria “acconciatori” sono molto bassi, tuttavia occorre fare degli approfondimenti. Prima ero anche io un dipendente, poi dopo che ho aperto il mio negozio ho capito come realmente funziona e dove sia realmente il problema: i costi di un dipendente extra allo stipendio netto in busta sono più del doppio.

Quindi il problema (oltre a essere lo stipendio basso) è anche il costo per il datore di lavoro. Se invece di versare centinaia di euro di contributi quei soldi andassero in busta, molto probabilmente le cose sarebbero diverse.

Poi ci sarebbe anche il lato imprenditoriale, ovvero che i numeri che produce il lavorante dovrebbero quantomeno essere al pari del costo che sostiene l’azienda per tenerlo a lavorare (ma questo è alla base diciamo).

Tutto questo sta portando a un futuro dove i lavoranti assunti non esisteranno e sarà sempre più diffuso il contratto di affitto della poltrona, dove effettivamente il lavorante ha uno “stipendio” più alto grazie al fatto che tutto quello che incassa è suo, salvo ovviamente l’affitto (più basso di un affitto di un locale intero e inoltre è compreso di utenze) e le tasse, dato che per questa formula di contratto il lavorante deve aprire la partita iva.

Chiaramente ci sono i pro di un possibile guadagno maggiore, e i contro come la perdita di tutti i benefit di un dipendente a contratto (malattia, ferie, gravidanza e tredicesima).

Detto questo se i costi per un dipendente fossero più bassi, non ci sarebbero problemi nel retribuire in maniera equa… ma il problema purtroppo sta a monte.

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