Sparò e uccise ladro in fuga a Torino, in appello condanna ridotta a un anno e 8 mesi

La Corte d’appello di Torino ha riqualificato il reato da omicidio volontario a omicidio colposo, riducendo drasticamente la pena per Marcellino Franco Iachi Bonvin, il tabaccaio che nella notte tra il 6 e il 7 giugno 2019 sparò e uccise un ladro entrato nel suo esercizio a Pavone Canavese. La condanna passa dai 5 anni inflitti in primo grado a 1 anno e 8 mesi, con sospensione condizionale.
A firmare la decisione è il collegio presieduto dalla giudice Cristina Domaneschi, che ha ritenuto assente il dolo nell’azione dell’imputato. “Siamo molto contenti perché, evidentemente, i giudici hanno riconosciuto che il tabaccaio è una persona buona e onesta, che ha agito a fronte della paura e del turbamento del momento”, hanno commentato i difensori Mauro Ronco e Sara Rore Lazzaro, riservandosi di valutare nel dettaglio le motivazioni, attese entro trenta giorni.
Lo stesso collegio aveva recentemente esaminato anche il caso del gioielliere di Grinzane Cavour, Mario Roggero, confermandone la condanna e riducendo la pena da 17 a 14 anni. Un precedente che i legali di Iachi Bonvin richiamano per sottolineare la differenza di valutazione giuridica: “Non entriamo nel merito ma evidentemente, in questo caso, è stata accertato che non si è trattato di una vendetta ma solo di una difesa senza dolo, anche se forse eccessiva”.
I fatti risalgono a quasi sei anni fa. Quella notte Jon Stavila, 24 anni, cittadino moldavo, stava tentando di rubare una macchinetta cambiamonete dal bar tabaccheria sotto casa di Iachi Bonvin, insieme ad altri due complici. Durante il furto, il tabaccaio esplose alcuni colpi di pistola, uno dei quali risultò mortale. In un primo momento l’accusa formulata fu di omicidio colposo per eccesso di legittima difesa: si trattava del primo caso giudiziario successivo all’entrata in vigore della riforma sulla legittima difesa voluta dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, che in quelle ore lanciò l’hashtag “Iostocoltabaccaio”. Nei giorni successivi, a Pavone Canavese, venne organizzata anche una fiaccolata a sostegno dell’imputato.
Le indagini, coordinate inizialmente dal procuratore capo di Ivrea Giuseppe Ferrando, avevano coinvolto anche i due complici di Stavila. Uno di loro fu rintracciato tramite mandato di cattura internazionale, ma con l’entrata in vigore della riforma Cartabia la sua posizione venne stralciata, in assenza di querela da parte dei titolari della tabaccheria.
Determinanti, nel corso del processo, sono state le perizie balistiche, che hanno offerto ricostruzioni divergenti. Secondo la consulenza disposta dalla procura, il colpo mortale sarebbe stato esploso dall’alto verso il basso, presumibilmente dal balcone dell’abitazione. La perizia della difesa ha invece sostenuto che, se un primo sparo partì effettivamente da quella posizione, il proiettile letale sarebbe stato esploso al piano terra, durante un confronto ravvicinato tra il tabaccaio e il ladro. In primo grado la giudice dell’udienza preliminare Valeria Rey aveva ritenuto più attendibile la prima ricostruzione, arrivando alla condanna per omicidio volontario. All’epoca Iachi Bonvin aveva commentato: “Sono sempre stato tranquillo perché sono convinto di essermi soltanto difeso. Come fecero mio papà e mio nonno”.