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Guerra in Ucraina

Sonia nascosta in una cantina a Kiev, i genitori affidatari organizzano la fuga: “Disposti a tutto”

La piccola Sonia è nascosta in una cantina gelida di Ivankiv, a 80 chilometri da Kiev. Nello stesso scantinato anche i 6 fratellini e i suoi genitori biologici. La famiglia italiana sta organizzando la fuga: “Disposti a tutto per portarli qui, vogliamo accoglierli tutti”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Due coniugi, una bambina in pericolo e sfide durissime per portarla in salvo. Poi ancora un driver senza scrupoli, un viaggio a Roma e tanta speranza. La storia della piccola Sonia, Antonio e sua moglie sembra estrapolata da un film, invece è purtroppo più reale che mai. La bimba, di soli 10 anni, è attualmente nascosta in una cantina gelida di Ivankiv, a 80 chilometri da Kiev. Aspetta che qualcuno vada a salvarla per portarla in Italia.

La coppia di Casarano, in provincia di Lecce, ha incontrato Sonia ormai 4 anni fa, quando con un progetto della Onlus Fratello Sole di Napoli ha deciso di prendere nuovamente in affido una bambina ucraina. L'associazione si occupa di aiutare i minori delle zone colpite dal disastro nucleare di Chernobyl mandandoli per brevi periodi in diversi Paesi europei. I bimbi rimasti orfani spesso vengono adottati. Non è il caso di Sonia, però, che orfana non è. Nello scantinato a 80 chilometri da Kiev ci sono anche i suoi 6 fratellini e i genitori.  I fratelli, come lei, sono coinvolti nel progetto che per l'estate e per le festività natalizie li porta in Italia. La mamma casalinga e il papà elettricista sognano per loro un futuro in Italia.

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La guerra però sembra aver incrinato in pochissime ore quei progetti. Dalla notte del primo bombardamento, nessuno di loro ha lasciato lo scantinato. Le comunicazioni con le famiglie italiane che si occupano di loro sono diventate sempre più sporadiche. Antonio Pizzileo e sua moglie Tonia De Donno stanno cercando in tutti i modi di portare Sonia, i suoi fratelli e i suoi genitori in Italia.

"Vogliamo ospitarli tutti. Non possiamo fermarci, sono troppi i bambini a rischio in questa situazione. Il cuore va a mille ormai da giorni, siamo logorati dalla paura ma dobbiamo andare avanti fino alla fine dell'incubo". Al telefono, mamma Tonia appare preoccupata ma determinata a portare in Italia la piccola Sonia. In queste ore ha raggiunto Roma per un incontro che ha definito "importantissimo". "Forse abbiamo trovato delle persone che andranno a prendere questa famiglia e cercheranno di portarla qui – spiega -. Finalmente, dopo tanti tentativi. La prima persona che abbiamo contattato voleva imbrogliarci. Ci ha chiesto un pagamento in bitcoin che non abbiamo corrisposto. Il secondo driver che ha provato a darci una mano è stato fermato dai russi. Nessuna associazione riesce ad aiutarci perché raggiungere Ivankiv è praticamente impossibile. Dobbiamo agire adesso perché alcuni dei bambini hanno la febbre e non hanno medicinali. Le sorelle più grandi hanno paura di uscire e io stessa ho voluto che non lasciassero la cantina senza avere un passaggio sicuro".

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La prima a chiedere aiuto a Tonia e Antonio è stata Olga, la sorella 18enne di Sonia. Con il suo cellulare ha chiesto alla coppia pugliese di aiutarli a fuggire per raggiungere l'Italia. "Sono 72 ore che non parliamo con i bambini – ha raccontato la mamma italiana a Fanpage.it -. Non c'è più segnale telefonico perché i ripetitori sono stati distrutti nei combattimenti. Prima riuscivamo a parlare con Olga ogni 27 ore circa. Ci interfacciamo con lei perché Sonia non parla, è una bambina molto timida e traumatizzata. La guerra ha probabilmente peggiorato questo suo stato psicologico".

Dopo questa riflessione, però, la donna si è subito fatta forza. "Non importa – ha ribadito -. Sistemeremo tutto quando arriveranno qui in Italia sani e salvi. Sonia inizierà il percorso psicologico che ho sempre voluto che intraprendesse. La mia idea era quella di iniziarlo quando a 14 anni sarebbe venuta a studiare nel nostro Paese, così come ci avevano chiesto i suoi genitori biologici. Vorrà dire che inizieremo prima, mi basta solo averla qui sana e salva. Io poi l'ho sempre capita con uno sguardo, so quello che pensa".

Insieme ad altre tre famiglie affidatarie che accolgono i fratellini di Sonia durante le vacanze, i coniugi della provincia di Lecce hanno organizzato una raccolta fondi per finanziare quello che definiscono "un viaggio della speranza" che porti i ragazzi dall'Ucraina all'Italia. Finora hanno raccolto più di 7mila euro. Non hanno però trovato associazioni in grado di aiutarli. "Purtroppo spingersi fino al cuore del conflitto è difficile, lo capiamo, ma questi bambini vanno salvati. Per questo stiamo cercando di muoverci privatamente pur di raggiungere lo scopo. Al momento l'unico rischio che corriamo è solo di tipo economico: rischiamo che chiunque vada a prenderli non li trovi o che gli autisti non riescano ad arrivare fino a lì. Ma non importa, dobbiamo provarci".

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Per mamma Tonia, Sonia è una figlia come gli altri. Dieci anni fa aveva preso in affido altri due fratellini ucraini, Vlady e Sasha, adottati poi nel 2020. I due oggi hanno rispettivamente 21 e 19 anni. Sonia non è adottabile, ma la sua famiglia è diventata un prolungamento di quella che la coppia ha già costruito in Puglia. I genitori biologici della bambina hanno stabilito rapporti di estrema fiducia e amicizia con i parenti italiani, affidando a loro il futuro e la formazione di Sonia. "Non possiamo fermarci perché mia figlia in questo momento è sotto le bombe – conclude Tonia  -. Come posso lasciare un figlio lì?".

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