386 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Sebastiani (CNR) spiega a Fanpage perché casi Covid e ricoveri aumenteranno ancora

Giovanni Sebastiani (CNR) a Fanpage.it sulla situazione Covid-19 in Italia: “Con le riaperture dei mesi scorsi c’è stata una frenata della discesa della curva dei contagi che è culminata con una inversione di tendenza. In 12 Regioni peggiorano le cose nei reparti ordinari. Aspettiamoci aumento anche delle terapie intensive e dei decessi”.
A cura di Ida Artiaco
386 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Ad oggi in 12 Regioni italiane si registra un aumento del numero dei ricoverati nei reparti ordinari per Covid, e anche quello, a livello nazionale, degli ingressi giornalieri in terapia intensiva e dei decessi è destinato a crescere durante questa settimana, a fronte del rialzo dei contagi iniziato i primi giorni di marzo. A spiegare cosa sta succedendo nel nostro Paese per quanto riguarda la pandemia di Sar-Cov-2 è Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo "M.Picone", del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e autore del libro "24 ore con un matematico", che a Fanpage.it ha illustrato la situazione, dati alla mano.

Immagine

Professor Sebastiani, quello a cui stiamo assistendo è un rimbalzo dei casi o un nuova ondata?

"Non penso che il rialzo dei contagi delle ultime settimane possa definirsi una nuova ondata. Si può parlare di nuova ondata quando in poche settimane si assiste ad una crescita percentuale notevole dell'incidenza partendo da un basso livello iniziale, ma qui partiamo da livelli altissimi, già eravamo a più di 400 casi per 100mila abitanti a settimana. C'era un livello molto alto di incidenza, dovuto in ultima analisi alla diffusione di Omicron, cominciata a dicembre, poi ora ci sono anche le sottovarianti ma si può dire poco perché da noi il sequenziamento è limitato. Diciamo che in Italia abbiamo avuto un'espansione di tipo esponenziale delle infezioni nelle ultime tre settimane di dicembre scorso per via di Omicron, abbiamo raggiunto un massimo dell'incidenza media il 15 gennaio ed è cominciata la discesa".

E poi cosa è successo?

"È successo che ci sono state le riaperture. L'11 febbraio è stato eliminato l'obbligo di mascherina all'aperto e sono state aperte anche le discoteche. Dopo 2 settimane è cominciata la frenata della discesa che è culminata con una inversione di tendenza. Ma si tratta comunque di un aumento limitato perché la percentuale dei positivi ai test molecolari è salita di 5 punti, da poco meno del 10 al 15% in tre settimane. Quello che si deve segnalare invece da una-tre settimane è un aumento dell'occupazione degli ospedali a livello regionale, in particolare nei reparti ordinari le cose sono in peggioramento. Per quanto riguarda la circolazione del virus c'è persino qualche segnale positivo, nel senso che le province che sono partite prima con l'aumento dei contagi a marzo, in particolare quelle in Calabria e Umbria, dove è anche iniziato prima l'aumento nei reparti, mostrano una frenata della crescita, il che fa ben sperare sia per loro che per le altre province. Ancora avremo aumenti e poi è prevedibile che, anche grazie all'avvento della bella stagione e il minor tempo trascorso al chiuso, ci sia una inversione del trend. Però c'è l'incognita delle riaperture all'orizzonte di fine marzo e fine aprile, tra cui l'addio alla mascherina al chiuso e la fine delle quarantene per i contatti dei positivi. Quello che possiamo dire è che nel breve e medio periodo le cose dal punto di vista sanitario peggioreranno".

Quali sono le Regioni che fanno registrare un aumento della pressione ospedaliera? 

"Stando ai dati aggiornati a oggi, ci sono 12 Regioni in cui si registra un aumento, specialmente nelle aree non critiche. L'Abruzzo, ad esempio, ha intorno al 20% dei ricoveri in area non critica e un andamento di debole crescita con oscillazioni, ma la curva è quasi piatta nelle terapie intensive. Poi c'è la Basilicata dove crescono entrambi i tipi di reparti ed è sopra il 25% per per quanto riguarda gli ordinari. Anche Bolzano cresce in entrambi i tipi di reparti (con il 15% in area medica e il 5% in area critica), la Calabria ha addirittura il 35% dei reparti ordinari occupati, oltre la soglia della zona arancione, ed è in atto una fase di crescita. Pure in Campania i reparti ordinari aumentano (ora sono al 15%), mentre oscillano con trend di crescita le TI (qui siamo al 6%). Abbiamo iniziali segni di salita nel Lazio (al 17%), dove oggi è il terzo giorno di aumento sempre per i reparti ordinari. Le Marche mostrano un aumento marcato: l'occupazione dei reparti ordinari dieci giorni fa era intorno al 14% e ora è schizzata al 21,5%. Trend di aumento nei reparti ordinari anche in Puglia (al 21%), così come in Umbria (al 30%) e Toscana (al 15%). Si tratta di cifre che si riflettono a livello nazionale perché siamo stati, sempre per i reparti ordinari, circa una decina di giorni fa al 12,7% e siamo arrivati ora al 13,8%".

Cosa ci può dire sui decessi e le terapie intensive?

"Anche il numero dei morti e gli ingressi giornalieri in TI mostrano trend di aumento, la settimana scorsa c'era stata una media giornaliera di 130 decessi contro i 140 della settimana precedente. Mi aspetto che questa settimana la media tornerà ad aumentare. E questa situazione resterà tale per un po' di tempo anche dopo l'inizio della discesa dell'incidenza dei positivi. Passeranno almeno 2 settimane perché anche occupazione dei reparti e decessi comincino a scendere. Da un lato abbiamo a nostro favore l'aumento delle temperature e il minor tempo passato in locali al chiuso, ma dall'altro c'è un dato che gioca a nostro sfavore e che riguarda le aperture. Quindi bisogna fare molta attenzione. E molto dipenderà anche dalle vaccinazioni".

In che senso?

"Solo il 50% degli over 80 ha avuto la terza dose entro i 120 giorni. Se l'efficacia del vaccino contro le forme gravi della malattia e il decesso calasse significativamente oltre questo arco temporale come per la seconda dose, un over 80 su due sarebbe a grande rischio e si potrebbe pensare a una quarta dose. Per capire come stanno realmente le cose, occorrono dati analoghi a quelli delle seconde dosi. Indipendentemente da questo però, c'è un 13% di persone over 90 e un 9% tra 80 e 89 anni che non ha avuto la terza dose. Per cui credo che andrebbe fatta una campagna di vaccinazione con terza dose per questi soggetti che non l'hanno fatta. A lunga scadenza andrebbe infine programmata bene anche la nuova campagna vaccinale in modo tale che possiamo arrivare a ottobre con un'alta copertura".

386 CONDIVISIONI
32805 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views