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Scrive un ricorso con l’IA e riceve 500 euro di multa, l’esperta: “Il lavoro dell’avvocato è insostituibile”

Una ricorrente è stata sanzionata con 500 euro di multa dal Tribunale di Torino per aver usato l’IA nella redazione di un documento. Fanpage.it ha chiesto all’Avvocato Luisa di Giacomo, esperta in diritto e nuove tecnologie e Presidente co-fondatrice di CyberAcademy Srl, se e come l’IA può essere utilizzata nell’esercizio del diritto.
Intervista a Avv. Luisa di Giacomo
Esperta in diritto e nuove tecnologie e Presidente co-fondatrice di CyberAcademy Srl
A cura di Bianca Caramelli
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Il tribunale di Torino ha condannato una ricorrente a una multa di 500 euro per avere utilizzato l'Intelligenza Artificiale nella redazione del documento del ricorso. Nella sentenza depositata il 16 settembre, il magistrato della sezione lavoro ha innanzitutto respinto l'opposizione all'ingiunzione di pagamento.

Ma soprattutto ha giudicato come "responsabilità aggravata" l'uso dell'IA nella scrittura del documento di ricorso. Questo era infatti "un coacervo di citazioni normative e giurisprudenziali astratte, prive di ordine logico e in gran parte incoerenti". Le argomentazioni a supporto del ricorso non erano relative al caso concreto e per questo sono state rigettate.

Fanpage.it ha intervistato l'avvocato Luisa di Giacomo, esperta in diritto e nuove tecnologie e Presidente co-fondatrice di CyberAcademy Srl, per capire se e come l'IA possa essere utilizzata nelle aule di giustizia.

Quali sono i rischi che si corrono nell'affidarsi all'IA per redigere documenti legali?

Ci sono dei rischi per ogni tipo di documento, a maggior ragione quelli legali. Questo perché in un processo la forma è sostanza e quindi gli atti ad esso relativi devono avere sì una forma coerente, ma anche una sostanza. Innanzitutto l'IA non comprende cosa sia giuridicamente rilevante. In secondo luogo, c'è il problema delle allucinazioni, cioè quei fenomeni in cui l'IA produce risposte false o immaginate. Nel caso del diritto, significa che potrebbe sbagliare completamente un riferimento giurisprudenziale, o scrivere il numero di una legge al posto di un'altra.

Quali sono invece i rischi etici?

L'IA non è in grado di distinguere il giusto dallo sbagliato, perché è addestrata per dare ragione a chi la utilizza. Per quanto riguarda chi la utilizza, c'è in primo luogo una responsabilità professionale e deontologica, che vale sempre e comunque nell'attività forense. Poi, c'è una responsabilità civile. Infine, c'è la questione della fiducia: il cliente si aspetta competenza da un avvocato, e non che si affidi del tutto all'IA. Altrimenti non avrebbe senso rivolgersi a un professionista.

In che modo il giudizio umano resta insostituibile in ambito di diritto?

Il diritto non è un'equazione esatta, dove dato A ottengo sempre B. Se così fosse, non ci sarebbero le cause, gli avvocati e i giudici. Il diritto è interpretazione, contesto, sensibilità giuridica, strategia. Sono tutti elementi che un professionista sviluppa solo in anni di esercizio e che l'IA non ha affatto. Questo perché non ha empatia in quanto artificiale, ma anche perché manca completamente della competenza interpretativa che non può essere codificata.

Esiste comunque una possibilità di integrare l'IA nel lavoro dell'avvocato in maniera corretta?

Ci sono tantissimi modi intelligenti per utilizzare l'IA, che è uno strumento. Permette di automatizzare tantissimi compiti ripetitivi, fare ricerche rapidamente, creare bozze, comparare dei documenti. L'innovazione non va demonizzata, ma governata. L'avvocatura del futuro rimarrà umana ma con l'intelligenza artificiale nel taschino. Basta saper usarla con criterio e competenza.

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