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Sciolsero nell’acido il figlio di un pentito di mafia, confermati 5 ergastoli

La Corte d’Assise d’Appello di Palermo ha confermato i cinque ergastoli inflitti in primo grado per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un collaborare di giustizia, che fu ucciso nel 1996 quando aveva appena 14 anni.
A cura di Susanna Picone
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La Corte d’Assise d’Appello di Palermo ha confermato i cinque ergastoli inflitti in primo grado per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un collaborare di giustizia, che fu ucciso nel 1996 quando aveva appena 14 anni.

Per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, un ragazzino di 14 anni ucciso nel 1996, sono stati riconosciuti colpevoli il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano, il capomafia trapanese Matteo Messina Denaro, e altri tre boss, Francesco Giuliano, Luigi Giacalone e Salvatore Benigno. Persone accusate di aver ucciso, strangolandolo, e poi sciolto nell’acido l’11 gennaio del 1996 il ragazzino tenuto prigioniero per 779 giorni. Un delitto terribile per il quale in primo grado i cinque boss sono stati condannati all’ergastolo e oggi quella stessa pena è stata confermata dalla Corte d’Assise d’Appello di Palermo.

I risarcimenti per i parenti della vittima – La Corte, presieduta dal giudice Roberto Murgia, ha anche confermato la condanna a 12 anni per Gaspare Spatuzza, collaboratore di giustizia per il quale è stata riconosciuta l’attenuante speciale per i pentiti. Il ragazzino ucciso a 14 anni era il figlio di Santino De Matteo, pentito di mafia. La Corte ha, infine, aumentato i risarcimenti per i parenti della vittima. Alla madre del bambino andrà un risarcimento di trecentomila euro, cioè duecentomila in più rispetto a quanto deciso in primo grado, mentre al fratello del piccolo Giuseppe andranno 150mila euro rispetto ai 50mila stabiliti nel precedente grado di giudizio.


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