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Ultime notizie su Sara Pedri, ginecologa scomparsa a Trento

Sara Pedri, la sorella della ginecologa scomparsa: “Le dicevano: sei incapace e non sai fare niente”

Continuano le indagini sulla scomparsa della 31enne ginecologa di Forlì, Sara Pedri, di cui non si hanno più notizie dallo scorso 4 marzo. In un nuovo accorato racconto di quelli che erano i suoi mesi di lavoro all’ospedale di Trento, la sorella Emanuela riferisce di un ambiente di lavoro ostile in cui Sara veniva denigrata e umiliata e aggredita verbalmente che avrebbe portato a un sostanziale mutamento nella giovane dottoressa che il giorno prima di sparire aveva rassegnato le proprie dimissioni.
A cura di Chiara Ammendola
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Sara Pedri (foto Facebook)
Sara Pedri (foto Facebook)

Non aveva il tempo nemmeno per andare in bagno o mangiare, appena arrivata le hanno detto: "Stai zitta e lavora" e continuamente le ripetevano di essere un'incapace e di non saper fare nulla. Così la sorella di Sara Pedri, racconta la realtà lavorativa della ginecologa scomparsa da Cles in Trentino il 4 marzo scorso. Intervistata dal programma tv "Quarto Grado", Emanuela Pedri che da settimane porta avanti la sua battaglia per chiedere giustizia per Sara ha voluto raccontare quanto la sorella le aveva confidato e quanto soprattutto fosse cambiata dopo il suo arrivo a Trento.

Un clima di lavoro ostile: per interi turni non le veniva assegnata alcuna mansione

"Era attaccatissima alla famiglia e alle sue cose: amava mangiare, amava la musica e i film. Era una persona colorata. In tutto", spiega Emanuela che racconta come la sorella fosse dedita in tutto e per tutto a quel lavoro che aveva ottenuto con tanto sacrificio e che voleva sopra ogni cosa. Col passare delle settimane però la voce di Sara, sempre piena di vita ed energia, si fa malinconica: "Non aveva tempo di andare in bagno o mangiare, non poteva fermarsi, era un ambiente di lavoro ostile – continua la sorella – per interi turni non le veniva assegnata alcuna mansione. Veniva aggredita verbalmente e in un'occasione è stata schiaffeggiata da uno dei suoi superiori su una mano: poi è stata invitata a togliersi il camice e a sedersi in una stanza a parte".

Sara Pedri
Sara Pedri

Alla sorella che sente quotidianamente, Sara racconta le offese che le vengono rivolte al lavoro. "Le dicevano: sei un'incapace, non si fare niente, dove ti hanno formata non ti hanno insegnato a fare nulla", spiega Emanuela. Un lento annichilimento che porta Sara a tornare a casa a Forlì dalla sua famiglia lo scorso febbraio, dopo che il suo medico le prescrive 15 giorni di malattia: di questi sono almeno sette quelli che la ginecologa 31enne trascorre chiusa nella sua camera, a letto. Poi il 3 marzo la decisione di rassegnare le dimissioni così da poter essere finalmente "libera" così come poi avrebbe riferito anche alla sorella Emanuela nell'ultima telefonata intercorsa tra le due prima di sparire nel nulla il giorno dopo. Nella sua auto ritrovata nei pressi di un ponte nella Val di Non, poco distante da Cles, c'è il cellulare nel quale gli inquirenti trovano tra le ultime ricerche "Ponti sommersi Val di Non".

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