Sara Campanella, la famiglia crea un’associazione in sua memoria: “La sua storia per un mondo più giusto”

La famiglia di Sara Campanella ha creato un'associazione a suo nome. Si chiama "Sara Campanella Ets" e qualche giorno fa è stata presentata ai Cantieri Culturali della Zisa di Palermo. Così l'Italia non si dimenticherà mai della 22enne studentessa uccisa il 31 marzo a coltellate a pochi passi dal policlinico di Messina dove aveva da poco finito una lezione universitaria. A colpirla a morte è stato Stefano Argentino, morto suicida in carcere lo scorso agosto a pochi giorni dall'inizio del processo.
Durante la sera di presentazione la madre di Sara ha spiegato: "Mia figlia è stato un dono nella mia vita, un dono immenso. Solitamente si conoscono le persone dopo che non sono più con noi. Sara si conosceva mentre era in vita, perché ha sempre donato qualcosa a chi viveva accanto a lei, quotidianamente. Dopo che è morta, straordinariamente, ha iniziato a donare qualcosa anche a chi non l’ha conosciuta. È una figlia speciale". E ancora: "L’insegnamento più grande che mi ha lasciato? Amare se stessi e gli altri. Perché non ci si può amare fino in fondo, se non doniamo anche agli altri. E poi avere rispetto per questo mondo, che non è nostro e che ci è stato donato da Dio. Questo mi lascia Sara. Dare valore a ogni piccola cosa perché dietro a ogni piccola cosa c’è l’immensità del Creatore".
Poi il fratello Claudio ha spiegato perché nasce questa associazione: "L’associazione Sara Campanella, infatti, è un modo per dire ‘Sara vive, Sara non è mai andata via', e noi la ricorderemo sempre soprattutto attraverso gesti che stanno alla base di quelli che erano i suoi ideali: la violenza contro ogni genere, la protezione verso chi la subisce. Daremo voce alla volontà di mia sorella, per continuare la sua sete di conoscenza, per proteggere ogni giovane donna che oggi, come lei, cammina confusa nel mondo. Perché Sara è ancora qui, nelle parole che insegnano, nelle mani che aiutano, nei cuori che imparano ad ascoltare". Infine la madre Maria Concetta ha concluso così: "Oggi noi custodiamo ciò che era e ciò che avrebbe potuto diventare. E finché racconteremo la sua storia, Sara continuerà a guidarci verso un mondo più giusto".
Una tragedia che ha scosso tutta l'Italia. Stefano Argentino per due anni l'aveva riempita di messaggi e pedinamenti nella speranza di iniziare una relazione sentimentale con lei. Sara lo ha sempre rifiutato. Il 31 marzo aveva appena finito una lezione universitaria quando si è accorta di essere pedinata dal 27enne che in tasca aveva già il coltello. La giovane aveva mandato un messaggio vocale alle sue amiche dicendo loro: "Sono con il malato che mi segue". Chiedendo a loro di raggiungerla subito, così Sara aveva chiesto aiuto. Ma tutto accadde in pochi secondi, vicino alla fermata del bus Stefano Argentino l'ha colpita più volte. La vittima aveva fatto in tempo ad attivare una registrazione dal proprio cellulare, aveva ripreso in questo modo tutto l'omicidio e i suoi ultimi minuti di vita. A soccorrerla per prima furono i passanti fermi alla fermata del bus, poi la corsa nel vicino ospedale dopo purtroppo però tutti i tentativi dei medici non furono sufficienti a salvarle la vita. Stefano Argentino il 6 agosto si è tolto la vita mentre si trovava in carcere, fino a 15 giorni prima aveva la sorveglianza. Per far luce su quanto è accaduto in cella e per capire eventuali responsabilità la Procura ha aperto un fascicolo.
Ora con questa associazione non ci si dimenticherà mai di Sara. La famiglia ha reso pubblico un tema scritto dalla giovane, eccolo:
"Anche io in alcuni momenti mi sento triste, ma quando succede ricomincio a pensare all’immagine del mio futuro. E così, all’improvviso, tutto mi appare diverso. Tutti quei macigni che un attimo prima mi sentivo addosso non mi fanno più impressione, anzi mi sento leggera e piena di energia. Immagino così il mio futuro. Come sarò? Quali traguardi riuscirò a raggiungere? Spero di realizzare alcuni dei miei sogni nel cassetto. Primo fra tutti, quello di aiutare le persone in difficoltà, i più deboli. Quelli la cui voce viene nascosta, oscurata dai più forti. Spesso sono persone che, per paura, non hanno il coraggio di denunciare le ingiustizie o le violenze che subiscono giornalmente. Basta accendere la tv o aprire il computer per leggere notizie sempre più frequenti di persone che vengono raggirate, ingannate, e spesso ciò porta alcuni di loro a diventare vittime indifese, perdendo, in alcune circostanze, anche la propria vita. Le nostre azioni sono importanti perché rappresentano un punto d’inizio per un cambiamento. Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano. Ma se non lo facessimo, l’oceano avrebbe una goccia di meno. Aiutare, per me, significa rendere la vita più semplice a queste persone, leggere i pensieri che portano dentro, aiutandoli ad essere felici. Così, pensando e ripensando il mio progetto di vita, il mio sogno diventa reale. Ho persino pensato di diventare poliziotta. Ma quando lo dico, tutti mi rispondono che è molto pericoloso e cercano di farmi cambiare idea. Ma probabilmente la scelta sempre più giusta per me e che desidero, è diventare assistente sociale. Una cosa è certa, cercherò sempre di fare del bene. Questi sono i miei sogni e le aspirazioni che nascondo nei cassetti più profondi della mia vita. I sogni, però, non possono rimanere chiusi dentro di noi a prendere polvere, hanno bisogno di realizzarsi. Ed è in questo mare di amore, di rispetto, che voglio navigare, come mi suggeriscono i versi di un grande poeta come Giacomo Leopardi".