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Sanità: aumentano le tasse e diminuiscono i servizi

Le spese sanitarie opprimono gli Italiani e, secondo una ricerca della Bocconi, ad un aumento delle tasse non corrisponderebbe una aumento dei servizi, ma addirittura una diminuzione.
A cura di Biagio Chiariello
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Badanti che superano ormai di gran lunga i dipendenti di ospedali e asl, ticket è in costante aumento (+40% nel 2011), cittadini che, di conseguenza, scelgono le cliniche private al posto di quelle pubbliche. Sono alcune delle conclusioni a cui è giunto il rapporto Oasi 2012 dell’Università Bocconi, presentato dalla Federazione Asl e Ospedali (Fiaso), nel quale è venuto fuori quanto la sanità pubblica italiana sia in difficoltà. I continui tagli non permettono di soddisfare i bisogni dei cittadini, che giudicano inadeguati i servizi offerti dal sistema sanitario nazionale, soprattutto nel Meridione, dove il 62,2% degli italiani non ritiene affidabili gli ospedali (contro una media italiana del 43,9%). Inoltre il 31,7% degli assistiti in generale ritiene di aver visto peggiorare i servizi offerti dalla propria Regione, nonostante l’aumento del ticket sanitario che, sommato alle altre tasse regionali, ha fatto sborsare ai cittadini quasi 5 miliardi in due anni –  tra compartecipazione della spesa sui farmaci e per visite specialistiche ed esami diagnostici – utilizzati per evitare di andare in rosso. Cifra alla quale è probabile che dal primo gennaio 2014 vada a sommarsi anche quella di due miliardi di euro per effetto dell’ultima manovra Tremonti dell’estate 2011, se non ci saranno provvedimenti correttivi, ora più che mai complicati, vista la congiuntura economica e politica. C'è poi da dire che,stando al rapporto Oasi 2012, le liste di attesa per esami e visite specialistiche si sarebbe fatte sempre più lunghe. Al punto di costringere un numero crescente di cittadini a rivolgersi al privato, pagandosi da soli le prestazioni. Il 55% delle persone, infatti, coprono completamente a proprie spese il costo del servizio, con punte massime del 92% per l’odontoiatria e del 69% per ginecologia e ostetricia.

C'è poi da considerare l'aumento delle tasse regionali per colmare i buchi di bilancio: solo Lombardia, Veneto, Umbria, Marche e Abruzzo hanno chiuso il bilancio con leggeri attivi. Tutte le altre sarebbero andate in rosso. E nelle regioni in rosso aumentano le addizionali Irpef, le aliquote Irpef, il bollo auto.Il disavanzo maggiore lo avrebbe toccato il Lazio, con 815 milioni, seguito dalla Sardegna con 283 milioni e il Piemonte con 260. “I ticket sono una vera e propria tassa sulla salute e portano ad un continuo aumento della spesa per i cittadini, in particolare per gli anziani che rappresentano circa il 50% degli utenti del sistema sanitario nazionale”, lamenta il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone.

 Eppure nella sanità si potrebbe risparmiare “eliminando gli sprechi, senza ridurre l’offerta di salute”, come sottolinea la Fiaso. In rapporto al Pil la spesa sanitaria italiana pro-capite rimane, infatti, la più bassa d’Europa e dovrebbe diminuire ancora da qui al 2015, quando dovrà perdere circa 30 miliardi per effetto delle ultime manovre. “Il sistema sanitario rischia di collassare per eccesso di rigore finanziario- ha dichiarato Valerio Fabio Alberti, presidente Fiaso- I ministri della salute europei nei giorni scorsi hanno richiesto alla Commissione UE di compiere un passo deciso verso l’attribuzione delle competenze sul finanziamento dei sistemi agli stessi dicasteri sanitari anziché a quelli economici. Una richiesta pienamente condivisibile, tanto più se accompagnata dall’esclusione dal calcolo dei deficit nazionali degli investimenti in salute che generano crescita economica a medio e lungo termine”. Ma intanto in Italia sarebbe il momento di “rafforzare le politiche di integrazione socio-sanitaria”.

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