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Risolto dopo 20 anni omicidio a Livorno: “Cacciavite” ucciso da rivali gestori di bische

Il 30 giugno 2002 veniva assassinato sotto casa sua a Livorno, Alfredo Chimenti, detto “Cacciavite”. Mandanti ed esecutori mai trovati in venti anni. Oggi un collaboratore di giustizia fa i nomi dei tre responsabili e spiega che si trattò di rivalità tra gestori di bische clandestine, legate alla mafia e all’estrema destra. Il Gip su Chimenti: “Non aveva timore dei rivali, da qui la decisione di levarlo di mezzo”
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Un collaboratore di giustizia viene arrestato e svela dopo 20 anni i nomi dei tre responsabili di un omicidio avvenuto nel 2002. A perdere la vita nell’agguato fu Alfredo Chimenti, detto “Cacciavite”, molto conosciuto all’epoca nell’ambiente criminale toscano. L’arresto dei tre responsabili è avvenuto nell’ambito di un’operazione che ha permesso di portare in carcere 11 persone in totale, a cui si contestano i reati di omicidio premeditato, associazione per delinquere, usura aggravata e porto abusivo di armi.

Un omicidio risolto dopo 20 anni

Sono trascorsi quasi 20 anni dall’omicidio, consumato a Livorno, di Alfredo Chimenti, detto “Cacciavite”. La notte del 30 giugno 2002 l’uomo venne sparato mortalmente all’addome, mentre rientrava a casa. Da allora nessuno ha mai fatto luce sulla vicenda ed autori e mandanti sono rimasti un mistero. I carabinieri oggi hanno arrestato i tre responsabili dell’assassinio. Si tratta di Riccardo De Vivo, 72 anni, considerato l’esecutore, Massimo Antonini, 64, che si mise a disposizione per la fuga del primo in scooter, e di Gionata Lonzi, 51enne implicato nell’uccisione di Chimenti per aver procurato l’arma del delitto, una pistola calibro 38.

Il movente dell'omicidio di "Cacciavite" a Livorno

Secondo la ricostruzione dei fatti svolta dagli inquirenti, grazie al contributo del collaboratore di giustizia, nel 2002 “Cacciavite” era il gestore di un circolo. A “La Garuffa”, questo il nome del circolo, si giocava d’azzardo e si tenevano bische clandestine. Il movente dell’omicidio è da ricercarsi proprio in uno scontro tra Chimenti ed i gestori di un altro circolo, lo “Sporting Club”. Questo in quel periodo era gestito da la “Batteria”, un gruppo di persone molto vicine agli ambienti dell’estrema destra e ad esponenti mafiosi. È stato ucciso perché intralciava gli affari della “Batteria” Chimenti e perché aveva assunto nel proprio circolo una persona legata a loro. Un comportamento offensivo e non tollerabile che gli sarebbe costato la vita. Secondo la ricostruzione del Giudice per le indagini preliminari, infatti, “Cacciavite” dimostrava “di non aver timore dei rivali erodendone il prestigio criminale: da qui l’inesorabile decisione di levarlo di mezzo”.

L'operazione che ha portato all'arresto

L’arresto dei tre responsabili dell’assassinio di Alfredo Chimenti è avvenuto nell’ambito di un’operazione iniziata nel 2017 a cui hanno collaborato congiuntamente i carabinieri e la Guardia di finanza di Livorno, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze. Le indagini avevano ad oggetto la ricerca dei membri di associazioni criminali locali con altri dediti allo spaccio internazionale di stupefacenti provenienti dalla Colombia. Tra le accuse rivolte agli 11 arrestati ci sono anche quella di estorsione e usura ai danni di soggetti in stato di necessità economica.

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