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Omicidio Sara Campanella

“Risarcimento alla famiglia di Argentino e non a quella di Sara Campanella”: l’esperto spiega come stanno le cose

Dopo il suicidio in carcere di Stefano Argentino, la sua famiglia potrà chiedere un risarcimento allo Stato per omessa vigilanza. Con la morte dell’imputato invece non ci sarà nessun processo: la famiglia di Sara Campanella potrà quindi solo far richiesta per ottenere un indennizzo previsto dal fondo per le vittime dei reati intenzionali violenti. A Fanpage.it lo ha spiegato Valerio de Gioia, magistrato e consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio.
Intervista a Valerio de Gioia
Magistrato e consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio
A cura di Giorgia Venturini
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La famiglia di Stefano Argentino, reo confesso dell'omicidio di Sara Campanella e suicida in carcere, potrà chiedere un risarcimento allo Stato per omessa vigilanza. Potrà invocare l'articolo 27 della Costituzione che stabilisce che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e che la finalità è la rieducazione del condannato.

Con la morte dell'imputato si estingue il procedimento penale. Si dovrebbe sempre fare l'udienza del 10 settembre, precedentemente fissata e che avrebbe dato il via al processo con rito immediato. Certo è che ora i famigliari di Sara Campanella non avranno alcun tipo di risarcimento: difficilmente potranno rivalersi né sul patrimonio dell'imputato né su quello dei suoi parenti. Per loro non resta forse che il fondo statale per le vittime di reati intenzionali violenti. Ma cosa prevede esattamente la legge? A Fanpage.it lo ha spiegato Valerio de Gioia, magistrato e consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio.

Che tipo di risarcimento è previsto per la famiglia di Stefano Argentino?

Si tratta di un risarcimento del danno che si può ottenere solo se si accerta una omessa vigilanza da parte del personale dell’amministrazione penitenziaria. Nel 2018, la Corte di Cassazione ha ravvisato la responsabilità dell’istituto penitenziario per la morte di un detenuto che, pur manifestando intenzioni suicide, non era stato sottoposto ad alcuna osservazione funzionale a verificarne la capacità di affrontare adeguatamente lo stato di restrizione.

A quanto potrebbe ammontare?

Non è previsto un importo fisso, dipende da molti fattori, correlati alla età, alla attività lavorativa e ad altri elementi che possono venire di volta in volta in rilievo.

Il legale del detenuto potrà fare causa allo Stato?

Non è escluso. In questo caso dovrà chiamare in giudizio il Ministero della Giustizia.

La famiglia di Sara può avere risarcimento?

Può incardinare un giudizio civile nei confronti degli eredi del detenuto ma questi potranno essere chiamati a rispondere nei limiti di quanto dovessero eventualmente ricevere per effetto della successione e sempre che l’accettino. Dubito, tuttavia, tenuto conto dell’età e dell’assenza di una stabile attività lavorativa, che possa esserci un patrimonio aggredibile.

Possono sperare nel fondo statale per le vittime di reati intenzionali violenti?

Sì. Possono far richieste per ottenere un indennizzo previsto dal fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati intenzionali violenti. La procedura, gestita dalla Prefettura di residenza, è piuttosto complessa e con tempi non sempre brevi.

A quanto ammonta?

L’importo complessivo massimo è di 50.000 euro.

Cosa succederà nella prima udienza del processo fissata per il 10 settembre? Ci sarà?

Ci sarà, ma il giudice, una volta acquisito il certificato di morte dell’imputato, dovrà dichiarare non doversi procedere perché il reato si è estinto “per morte del reo”.

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