Riccardo Rasman morì durante intervento polizia, Ministero dovrà risarcire 1,2 milioni

Riccardo Rasman nel 2006 rimase ucciso dopo un'irruzione della polizia in casa sua a Trieste. Rasman aveva problemi psichici gravi essendo affetto da "schizofrenia paranoide con delirio persecutorio" ed era in cura presso il Centro di salute mentale di Domio, ma ad ucciderlo fu una "asfissia da posizione" causata da tre agenti intervenuti nel suo appartamento su segnalazione dei vicini. Come ricostruito durante il processo, "dopo essere riusciti ad immobilizzarlo e ammanettarlo, continuavano a tenere il Rasman in posizione prona, per diversi minuti, legandogli con un fil di ferro le caviglie". Per l'episodio i tre poliziotti sono stati già condannati in via definitiva a sei mesi per "eccesso colposo", ma ora, insieme al Ministero dell'interno, sono stati condannati anche a versare un milione e 200mila euro al padre, alla madre e alla sorella del 30enne a titolo di risarcimento danni. Lo hanno deciso i giudici del Tribunale civile di Trieste dando ragione ai familiari della vittima.
La somma fissata dal giudice civile però non ha soddisfatto la famiglia che ha già annunciato di voler fare ricorso in appello. Questo caso "è ancora più grave di quello di Federico Aldrovandi per il quale lo Stato ha pagato circa il doppio" ha spiegato il legale della famiglia, l'avvocato Claudio Defilippi, secodno il quale nela sentenza non è riconosciuto del danno patrimoniale e quello ‘tanatologico' cioè quello derivante dalla perdita della vita, mentre è stato riconosciuto quello morale. Secondo i giudici però "il diritto alla vita è diritto personalissimo e come tale non trasmissibile iure hereditario", mentre per il danno patrimoniale non è stato provato che Rasman vivesse con i genitori.