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Ragazzi down cacciati da una pizzeria di Torino: “Non sappiamo come gestirli”

La denuncia su Facebook di una mamma di Torino dopo che suo figlio e altri tre amichetti sono stati cacciati da una pizzeria perché “non erano in grado di gestirli”: “Questa cosa in tanti anni non mi era mai successa e ci ha provocato un’amarezza incredibile”. Il ristorante: “E’ stato un malinteso”.
A cura di Ida Artiaco
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Il gruppo di ragazzi down cacciati dalla pizzeria (Facebook).
Il gruppo di ragazzi down cacciati dalla pizzeria (Facebook).

"Questa sera è accaduta una cosa che in tanti anni non mi era mai successa e che ci ha provocato un'amarezza incredibile". Comincia così il lungo sfogo di Anna Rita, che attraverso un post su Facebook ha denunciato di come suo figlio Gabriele e altri tre amici, tutti affetti da sindrome di Down, siano stati cacciati da un ristorante di Torino nel quale stavano tranquillamente cenando perché, è stata la motivazione dei gestori, "non sappiamo come gestirli". E' successo ieri sera, sabato 2 dicembre, nella Trattoria Casa Amaro.

Come racconta Anna Rita nel suo post, che ha ricevuto in poche ore centinaia di condivisioni, lei stessa aveva prenotato per 11 persone per le 20.15 in trattoria, un locale vicino al residence degli amici del figlio, tutti appartenenti alla stessa squadra di nuoto, segnalando solo la celiachia di uno dei ragazzi. Ma qualcosa è andato storto. "I ragazzi si sono seduti subito, e, affamatissimi, erano già pronti per ordinare, quando un tizio con la barba, si è avvicinato a me a ad un’altra mamma e ci ha detto, in maniera molto scortese, che dovevamo avvertire della presenza di 4 disabili perché il locale era piccolo, il sabato sera era pieno e loro non sapevano come gestirli", si legge sul social network.

"I nostri ragazzi sono adulti ed educatissimi – continua ancora Anna Rita -, mangiano tutti rigorosamente con coltelli e forchetta e avrebbero potuto organizzare loro, senza problemi, le loro attività. Abbiamo ribadito che l'unica cosa da segnalare l'avevamo segnalata, ma ci hanno ripetuto per altre due volte almeno la stessa cosa. I ragazzi, che ovviamente hanno capito tutto, sono rimasti malissimo e noi tutti peggio di loro. Li abbiamo fatti alzare e ce ne siamo andati con una rabbia e un grosso dolore condiviso". Per fortuna, usciti da lì, sono riusciti a trovare ospitalità in un altro locale.

"Uno dei titolari di Casa Broglia si è messo al telefono e ci ha trovato un ristorante poco vicino, Le Rondini. Persone fantastiche, sia i primi che i secondi gestori. Fantastici sono stati i gestori della Fassoneria in cui è stata scattata la foto del post dopo il pasto, che hanno coccolato i nostri ragazzi e gli hanno fatto moltissimi complimenti. Per i primi non ho molto altro da aggiungere, solo una cosa, mi auguro che la loro attività chiuda al più presto, perché chi si comporta in quel modo non dovrebbe svolgere attività a contatto con il pubblico. I ragazzi hanno mangiato, ma sono ancora molto amareggiati. Quell'individuo è riuscito a rovinarci una bellissima giornata", conclude amareggiata.

La replica del ristoratore e il chiarimento

Questa la versione dei fatti fornita da Anna Rita. In seguito, è arrivata quella del gestore di Casa Amaro, sempre con un post su Facebook. "Per primo vorrei chiedere scusa a quattro ragazzi di cui purtroppo non so il nome ma ai quali con grande rammarico ho fatto passare una brutta serata, alle persone che erano con loro e ai loro genitori – ha scritto il ristoratore -. Ci tengo a dire che la mia domanda male impostata e poco felice per loro non era un non voler accogliere questo gruppo di persone, ma di poter capire se ci fossero delle esigenze particolari per poterli accogliere al meglio. Il nostro ristorante è molto piccolo e riuscire a far stare bene e comodi tutti i clienti è il nostro scopo finale. Con un po' di stress e stanchezza ci si è trovati davanti a una situazione non bella soprattutto per i ragazzi, che si sono sentiti respinti e non hanno cenato dove avrebbero voluto". Il messaggio è stato seguito da una telefonata tra Anna Rita e il gestore, che oltre a confermare il malinteso ha aggiunto: "Perdonare gli errori rientra molto nelle nostre corde quindi lo facciamo è siamo sicuri che cose del genere non gli capiteranno più".

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