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Covid 19

Proteste contro il coprifuoco, bombe carta contro la prefettura di Catania

A Catania la protesta pacifica, a tratti negazionista, contro le nuove chiusure imposte dal governo per contenere il contagio da Covid-19 viene interrotta dal lancio di petardi e bombe carta sotto al palazzo della prefettura. La piazza è spaccata in due: da un lato chi non vuole le violenze, dall’altro un gruppo organizzato che indossa cappucci e passamontagna. Tra questi ultimi, poco prima, c’erano anche alcuni capi ultrà. Nessun intervento delle forze dell’ordine.
A cura di Luisa Santangelo
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"Noi non siamo come Napoli, voi siete la vergogna di questa città". La spaccatura della piazza, a Catania, sta tutta in una battuta. Da una parte chi, fino a poco prima delle 23.20, aveva protestato pacificamente contro le nuove restrizioni imposte dal governo per contenere il contagio da Covid-19. Dall'altra un gruppo di una cinquantina di persone, protagoniste del lancio di tre bombe carta sotto alla sede della prefettura e delle risse immediatamente successive.

Di appuntamenti, ieri sera nel capoluogo etneo, ne sono stati organizzati diversi. Tutti concentrati sotto alla sede della prefettura. La chiamata alla manifestazione era avvenuta tramite i social network e metteva insieme movimenti indipendentisti siciliani, negazionisti del virus, esponenti di Forza Nuova e imprenditori catanesi. A partire dalle 22, per un'ora, al megafono si alternano gli interventi di tutti. Dai titolari delle palestre a quelli delle discoteche e dei pub, tutti devastati da perdite economiche senza precedenti, passando per chi è convinto che "il vaccino esiste da anni, lo useranno come un microchip sotto pelle" e chi, invece, si domanda "se il virus esiste: fateci caso, sono morte un sacco di persone, ci dicono, ma nessun politico".

Lontana dai megafoni, però, a poco a poco, si raccoglie una piccola folla di persone vestite di nero. Tra loro, anche alcuni leader del tifo organizzato: ultrà del Calcio Catania, per lo più riferimenti per la Curva nord. Hanno i caschi degli scooter in mano, alcuni indossano il passamontagna, quasi tutti il cappuccio della felpa abbassato sul viso e la mascherina scura a coprire il resto. È da loro che parte il primo petardo. Alle 23.20 è lanciato ad altezza uomo, in mezzo alla folla accalcata ad ascoltare gli interventi. Subito partono gli insulti, poi il petardo esplode e i cittadini, diverse centinaia, cominciano a scappare.

A questo punto via Etnea, la strada principale della città, quella su cui si affaccia Palazzo Minoriti, è letteralmente divisa in due. Da un lato gli uomini, tra loro anche molti giovani, che lanciano petardi e bottiglie di vetro. Dall'altra i manifestanti che li insultano. Esattamente in mezzo ci sono gli agenti della polizia e i carabinieri in assetto antisommossa: non intervengono. Poliziotti e militari restano fermi, tentano soltanto di evitare che alcuni dei manifestanti vadano a cercare lo scontro dall'altra parte della strada.

Il clima è teso. "Siete il fango di questa città", urla un cittadino. Nel frattempo, tra chi aveva dato origine agli scontri scoppia una rissa. Qualcuno grida in dialetto: "Non anche tra di noi". Altri si iniziano a disperdere nelle traverse limitrofe. Ci sono alcuni giovanissimi con lo stesso tatuaggio: due labbra rosse sul collo chiuse in un bacio. Dopo una decina di minuti la situazione torna normale. La protesta pacifica riprende, ricominciano gli slogan contro il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e contro il presidente della Regione Nello Musumeci, che prima dell'ultimo Dpcm ha imposto il coprifuoco alle 23. "Non faremo più scontrini e da domani rimarremo aperti fino a mezzanotte", annunciano gli ultimi interventi dei titolari di alcuni esercizi di ristorazione.

A mezzanotte passata esplode un'altra bomba carta, all'improvviso. Le forze dell'ordine bloccano diversi ragazzi nella vicina piazza Manganelli, da dove sembra sia partita lo scoppio, ma nessuno viene fermato. Sotto al palazzo governativo la manifestazione si spegne definitivamente.

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