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Processo Bossetti, difesa smentisce medico legale: “Yara non fu uccisa a Chignolo”

Al processo per l’omicidio di Yara Gambirasio un consulente della difesa ha smentito le conclusioni presentate durante l’ultima udienza dal medico legale che effettuò l’autopsia sulla vittima. Anche oggi pubblico fuori dall’aula a causa delle immagini choc mostrate.
A cura di Susanna Picone
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Nuova udienza del processo a carico di Massimo Giuseppe Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio. La prima a essere ascoltata dai giudici di Bergamo è stata il medico legale Dalila Ranalletta, consulente di parte della difesa del muratore di Mapello. La consulente ha “smentito” le conclusioni presentate mercoledì scorso dal medico legale Cristina Cattaneo (che effettuò l’autopsia sul corpo della ragazzina) secondo cui Yara morì la sera stessa della sua scomparsa da Brembate Sopra, il 26 novembre del 2010. Secondo la Cattaneo Yara Gambirasio fu uccisa quella sera nel campo di Chignolo d’Isola in cui è stata ritrovata esattamente tre mesi dopo, il 26 febbraio del 2011.

“Il corpo di Yara rimasto chiuso per molto tempo” – Secondo la Ranalletta, invece, non può essere stabilita con esattezza l’ora della morte e a suo dire Yara non è stata uccisa nel campo di Chignolo ma in un altro posto e trasportata lì solo in un secondo momento. Secondo quanto affermato in aula dal consulente di parte della difesa nelle ferite di Yara sono stati scoperti diversi fili di diverso colore, come se la giovane possa essere stata avvolta da coperte e plaid. Il corpo della 13enne sarebbe stato inoltre rinvenuto parzialmente mummificato, come se fosse stato per lungo tempo in un ambiente confinato e chiuso. Sulla ricostruzione della consulente della difesa si è consumato un teso faccia a faccia tra il pm Letizia Ruggeri e i legali di Bossetti. Il sostituto procuratore titolare dell'indagine ha messo in dubbio la competenza della Ranalletto, suscitando le rimostranze della difesa.

Il dubbio della difesa sull’arma usata per uccidere Yara – La consulente della difesa è intervenuta anche sull'arma usata per seviziare la vittima, un’arma che non è mai stata ritrovata. A suo dire non è possibile individuare con precisione di quale tipo fosse: si tratterebbe secondo lei di un'arma importante e non di un coltellino Opimel come quello che Bossetti aveva e che è poi scomparso, come sostiene l'accusa. Anche l’udienza di oggi del processo in corso a Bergamo, come accaduto mercoledì scorso, dopo la deposizione della consulente Ranalletta, è proseguita a porte chiuse perché sono state mostrate immagini forti del corpo senza vita della vittima.

Testimone: “Bossetti tentò la fuga” – Tra i testimoni del processo nel pomeriggio è stato sentito il maresciallo del nucleo investigativo dei carabinieri di Bergamo Giovanni Sciusco che filmò il momento dell'arresto di Bossetti. Il maresciallo ha confermato che, alla vista delle forze dell'ordine, l'imputato aveva dato l'impressione di voler di scappare prima di essere bloccato. Sentendo questa ricostruzione, Bossetti ha scosso la testa in aula come a negare l'affermazione. Sciusco è stato anche il maresciallo che ha effettuato i rilievi a casa di Bossetti, a Mapello, e al centro sportivo di Brembate Sopra. Sempre Sciusco eseguì i prelievi salivari all'imputato e ai suoi familiari.

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