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Omicidio Giulia Cecchettin

Perché va riconosciuto lo stalking a Turetta: perseguitava Giulia Cecchettin e il suo comportamento lo dimostra

Negare la possibilità che Giulia Cecchettin avesse paura di Filippo Turetta, perché manifestava nei suoi confronti sentimenti di rabbia o atteggiamenti intolleranti, rispecchia un immaginario che spesso riconosce la lesività degli agiti dell’altro solo a fronte di un comportamento stereotipato della persona che subisce, che deve essere, per risultare credibile, remissiva e passiva.
A cura di Margherita Carlini
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Filippo Turetta e Giulia Cecchettin
Filippo Turetta e Giulia Cecchettin
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La Procura di Venezia ha deciso di ricorrere in Appello contro la sentenza che ha condannato Filippo Turetta all’ergastolo per il femminicidio della sua ex Giulia Cecchettin, senza però riconoscere le aggravanti della crudeltà e dello stalking.

Se l’aggravante della crudeltà non è stata riconosciuta perché, nonostante il numero spaventoso delle coltellate inferte a Giulia da Turetta, “non si ravvisano elementi idonei per ritenere […] che in capo all’imputato vi fosse la volontà di  apportare sofferenze eccedenti rispetto a quelle direttamente connesse alla consumazione dell’omicidio”, per quanto riguarda l’aggravante dello stalking, la stessa non è stata riconosciuta perché non è stato accertato che le condotte di Filippo avessero provocato in Giulia un perdurante stato d’ansia o di paura, tale da costringerla a modificare le proprie abitudini di vita. Si legge infatti che “nessuna delle amiche e nessuno dei familiari di Giulia sia mai arrivato anche solo a sospettare dell’esistenza di una tale grave e perdurante condizione nella ragazza”.

Una valutazione questa che appare molto centrata sul riferito e sulla percezione delle persone terze, alle quali Giulia potrebbe non aver avuto il coraggio di portare le sue vere emozioni e per altro, fondata su un immaginario legato al fenomeno della violenza di genere e alle vittime, fortemente stereotipato.

Il vissuto di impotenza, frustrazione e rabbia, manifestato dalla persona offesa, non esclude quello della paura, spesso più difficile da esplicitare.

Negare la possibilità che Giulia Cecchettin avesse paura di Filippo Turetta, perché manifestava nei suoi confronti sentimenti di rabbia o atteggiamenti intolleranti, rispecchia un immaginario che spesso riconosce la lesività degli agiti dell’altro solo a fronte di un comportamento stereotipato della persona che subisce, che deve essere, per risultare credibile, remissiva e passiva.

Lo stesso vale per l’atteggiamento ambivalente che la ragazza poneva in essere dopo la scelta di interrompere la relazione, alternando evitamento a tentativi di contenimento assecondando le richieste di Filippo di mantenere una frequentazione. Se da un lato l’atteggiamento di Giulia rappresenta un fattore di vulnerabilità che aumenta il rischio di escalation delle condotte persecutorie e lesive (cosa di cui la stessa non poteva essere a conoscenza) dall’altro è indicativo e rispecchia le condotte maltrattanti e persecutorie che caratterizzavano la dinamica di relazione.

Giulia alzava le difese allontanandosi da Turetta quando questo diventava più aggressivo (in termini di minacce e di controllo) nei suoi confronti, come quando le scriveva “mettiti in testa stronza, o ci laureiamo insieme o la vita è finita per entrambi […] mettitelo in testa perché altrimenti quando starà arrivando il momento non sarai pronta” e tentava invece una conciliazione amicale quando Filippo, in maniera strumentale, si calmava.

Turetta a processo
Turetta a processo

Questa dinamica è apprezzabile proprio negli ultimi giorni di vita di Giulia e spiega la sua scelta di invitare l'ex fidanzato al centro commerciale il giorno del femminicidio, ma non esclude che la stessa vivesse in uno stato psichico ansioso che condizionasse le sue decisioni, anzi ne è la dimostrazione.

Nei giorni che precedono il femminicidio di Giulia, la stessa aveva modificato ulteriormente alcune sue abitudini, anche in relazione al rapporto con Filippo per limitare le possibilità che questo aveva di controllarla e contattarla. Aveva scelto di non dargli più la buonanotte e aveva tolto la possibilità di visionare l’”ultimo accesso” dalla messaggistica di WhatsApp. Questo perché la ragazza aveva compreso che lui la seguiva e spiava, forse anche in momenti in cui lei non se ne accorgeva, riferendole poi cose che altrimenti non avrebbe potuto sapere. Come si evince dallo scambio di messaggi avvenuto l’8 novembre 2023, quando Turetta le scrive che sa che Giulia e una sua amica sono uscite senza di lui e questo a lui non sta bene, Giulia a questo punto gli chiede “E come lo sai’ […] Dove lo hai intravisto e sentito?”.

Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin

Il giorno dopo, per motivare la sua scelta di ridurre le informazioni da condividere con Filippo, Giulia gli scrive “Mi spaventa, perché so come sei fatto, so cosa hai fatto determinate volte, so cosa hai detto determinate volte e quindi, sinceramente, dirti ora e posto di una cosa che tu, in generale non vuoi che io faccia, mi fa spavento dirtelo, ok? Perché so che potresti presentarti … che potresti fare … qualsiasi cosa […] voglio poter star serena, ogni tanto mi fai paura”.

Da questo momento Filippo Turetta cambia atteggiamento con Giulia Cecchettin, smette di essere insistente e minacciarla, ma nel frattempo si prepara a ucciderla. Un comportamento manipolatorio, funzionale al raggiungimento di uno scopo. Turetta ha capito che se Giulia si spaventa prende le distanze da lui, ma lui vuole incontrarla, per ucciderla. Infatti Giulia, percependolo meno aggressivo e minaccioso lo invita a trascorrere il pomeriggio insieme, ma non perché non ha paura di lui, ma perché molto probabilmente pensa, in questo modo, di contenere la sua rabbia e la sua cattiveria.

Una dinamica che conferma la sussistenza degli agiti persecutori a danno di Giulia, agiti che la spaventavano l’avevano portata a strutturare strategie di autotutela ritenute efficaci.

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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.
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