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Ultime notizie sulla morte di Liliana Resinovich

Perché la riesumazione del corpo di Liliana Resinovich potrà davvero aiutare a risolvere il caso

La decisione di riesumare il cadavere di Liliana per effettuare esami autoptici approfonditi ed ulteriori accertamenti appare, a due anni di distanza dal giorno del ritrovamento del suo corpo, un passaggio fondamentale per avvicinarsi alla ricostruzione della verità sulla sua morte.
A cura di Margherita Carlini
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La Dottoressa Maddalena Chergia, Sostituto Procuratore della Repubblica, ha disposto la riesumazione della salma di Liliana Resinovich per procedere ad un accertamento tecnico non ripetibile. A tal fine, la PM ha previsto, entro la fine di questo mese, la convocazione degli esperti incaricati tra i quali la Professoressa Cristina Cattaneo, per il conferimento dell’incarico.

Si è arrivati a questo nuovo capitolo sulla morte di Liliana Resinovich a partire da una richiesta di archiviazione formulata dalla Procura di Trieste, dietro il convincimento che la morte della donna fosse da ricondursi a un suicidio. Una richiesta non condivisa dal Giudice per le Indagini Preliminari, Luigi Dainotti che ha disposto invece l’iscrizione, a carico di ignoti, per il reato di omicidio volontario, decidendo quindi che le indagini debbano proseguire focalizzandosi soprattutto sull’approfondimento di 25 punti, anche attraverso una super- perizia medico-legale.

Dovranno esser chiariti soprattutto gli aspetti centrali sulla morte di Liliana. Dovrà infatti essere stabilita la causa della morte di Liliana, l’epoca e i mezzi. Oltre ad indagini più approfondite sulla rete di relazione che la donna aveva (anche attraverso l’esame dei profili social dei soggetti vicini a Liliana e del contenuto dei vari dispositivi in loro possesso) e al confronto del DNA rinvenuto sugli slip di Liliana, sulla bottiglietta d’acqua che aveva nella borsa e sul cordino che le cingeva il collo con i profili di altre persone.

Liliana Resinovich
Liliana Resinovich

La riesumazione del corpo di Liliana potrà quindi fornire nuovi importanti elementi per la ricostruzione della verità, sia circa le circostanze della morte della donna, che sui giorni intercorsi dalla sua scomparsa al ritrovamento del corpo. In particolare questa nuova super-perizia potrebbe, a mio avviso, essere determinante in riferimento all’analisi delle lesività che la donna presentava al volto, per comprenderne cause e mezzi e quanto queste possano essere state prodotte o meno dall’azione di terze persone e se possano aver procurato nella donna una temporanea perdita di coscienza (funzionale ad un eventuale assassino per costringerle il capo nei sacchetti fino alla morte) o averne direttamente causato il decesso.

Una dettagliata analisi di tali elementi con una correlata ricostruzione della criminodinamica potrebbero introdurre, per la prima volta in questa vicenda, l’ipotesi dell’azione di altre persone. Ulteriori accertamenti potrebbero essere effettuati nel tentativo di determinare l’epoca della
morte e se vi sia stato un periodo di tempo nel corso del quale il corpo di Liliana possa essere stato conservato a basse temperature o addirittura congelato, anche attraverso la misurazione di un enzima mediante un prelievo del tessuto muscolare.

Potranno essere approfonditi aspetti anche relativi al luogo del ritrovamento del cadavere, nel tentativo di comprendere se quel sito sia stata una scena del crimine primaria o piuttosto solo il luogo in cui il corpo è stato trasportato in un secondo momento (scena del crimine secondaria).

Liliana era scomparsa il 14 dicembre del 2021, dopo essere uscita di casa per gettare la spazzatura e fare delle commissioni, come la stessa aveva riferito al suo amico intimo Claudio Sterpin, nella telefonata delle 8.22 intercorsa tra i due quella mattina e come possiamo anche osservare dalle immagini di alcune telecamere che la riprendono mentre percorre a passo spedito e sicuro alcune vie della sua città.

Quello tra Claudio e Liliana risulta, almeno dagli elementi emersi finora, l’ultimo contatto in vita della donna. Poi il nulla.

Liliana scompare per 18 lunghissimi giorni, fino al 5 gennaio 2022, quando la donna viene rinvenuta cadavere nel parco di San Giovanni, a Trieste, con il capo avvolto in due sacchetti della spesa biodegradabili, cinti al collo da un cordino. Il suo corpo contenuto in due sacchi neri della spazzatura.

Liliana Resinovich
Liliana Resinovich

Liliana quindi, quella mattina del 14 dicembre 2021 sarebbe uscita di casa con passo certo, si sarebbe diretta a buttare la spazzatura e poi sarebbe andata ad uccidersi in un parco? Infilandosi due buste della spesa sulla testa per poi “nascondersi” in due sacchi della spazzatura e lasciarsi morire così?

Un’ipotesi che a mio avviso sembra mal conciliarsi con il profilo che emerge della donna dalle testimonianze delle persone che la conoscevano e che ci raccontano di lei come di una persona con progettualità a medio e lungo termine (Sterpin riferisce addirittura di un imminente progetto di convivenza tra i due, che avrebbe presupposto l’interruzione, da parte di Liliana, del suo matrimonio con Sebastiano Visintin), precisa, con un grande senso del dovere, estremamente metodica e legata al suo contesto familiare di origine.

Dovendo effettuare una profilazione della vittima, attraverso un’autopsia psicologica, per quella che è la mia esperienza in questo settore, risulterebbero scarsi gli elementi di compatibilità con un proposito autolesivo. Appare piuttosto evidente, al contrario, che Liliana stesse in qualche modo cercando di riprendere in mano le redini della propria vita, tentando, con le sue modalità discrete e riservate, di emanciparsi da una situazione che probabilmente la sovrastava da tempo.

L’autopsia effettuata dai consulenti della Procura, sul corpo della donna ne colloca la morte in un arco temporale che va dalle 48 alle 60 ore prima del ritrovamento a causa di un’asfissia meccanica. Nessun rilievo (in termini di possibile intervento di terzi) viene dato alle lesività che la stessa presenta sul volto.

Liliana viene rinvenuta con gli stessi abiti con cui la si vede la mattina della sua scomparsa, gli abiti sembrerebbero essere in buone condizioni, il contenuto gastrico sembra essere compatibile con gli alimenti con cui la donna era solita fare colazione, Liliana era perfettamente depilata. Come si conciliano questi elementi con l’orario della morte stabilito dall’esame autoptico?

Liliana si sarebbe nascosta in quei giorni? Dove? Lo avrebbe fatto prendendosi cura di sé quotidianamente, lavando i suoi indumenti intimi, consumando sempre gli stessi alimenti? Si sarebbe nascosta senza sentire l’esigenza di contattare i suoi familiari almeno il giorno di Natale? O qualcuno l’ha tenuta nascosta contro la sua volontà pur consentendole di avere cura di sé?

Interrogativi questi, ai quali le risultanze medico legali non riescono a rispondere, forse anche a causa di procedure operative trascurate in sede di sopralluogo (come emerso da qualche settimana attraverso l’analisi dei video del rinvenimento del cadavere di Liliana) che potrebbero aver alterato, in maniera definitiva, la possibilità di analisi e rinvenimento di elementi determinanti per la ricostruzione delle dinamiche.

Dai dati che emergono sembra infatti che siano stati ignorati i basilari protocolli di intervento che sono invece fondamentali per la conservazione della scena del crimine (attraverso attività di delimitazione del sito di interesse e dell’epicentro della scena del crimine) e per un’attività di repertazione che escluda il rischio di contaminazione.

La decisione di riesumare il cadavere di Liliana per effettuare esami autoptici approfonditi ed ulteriori accertamenti appare, a quasi due anni di distanza dal giorno del ritrovamento del suo corpo, un passaggio fondamentale per avvicinarsi alla ricostruzione della verità sulla sua morte.

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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.
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