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Covid 19

Perché la Danimarca ha speso 1milardo di euro per fare tamponi contro il Covid (e non ha funzionato)

Negli ultimi due anni la Danimarca ha speso oltre un miliardo di euro per testare la popolazione, tuttavia non è riuscita comunque a bloccare la circolazione del virus.
A cura di Davide Falcioni
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Una delle chiavi per riuscire a tenere sotto controllo l'epidemia di Sars-Cov-2 è la capacità di testare e tracciare i contatti dei positivi, affinché vengano isolati tempestivamente e sia possibile rallentare, se non frenare del tutto, la diffusione del virus. Uno dei Paesi che in questi due anni si è distinto nella testing è la Danimarca, nazione di 5,8 milioni di abitanti con ben 445 centri che eseguono centinaia di migliaia di test al giorno con grande efficienza e velocità: le autorità sanitarie danesi infatti impongono l'esame di almeno l'80% dei tamponi nel giro di 24 ore. I dati vengono poi comunicati al Ministero della Salute che stila il bollettino quotidiano dei contagi. Tale sistema ha reso la Danimarca uno dei paesi leader al mondo nella capacità di eseguire test dall'inizio della pandemia. Negli ultimi due anni – infatti – sono stati eseguiti quasi cento milioni di test, un numero altissimo in rapporto alla popolazione, mentre il governo ha investito complessivamente circa un miliardo di euro. Ma ne è valsa davvero la pena?

Non ci sono dubbi che i test, siano essi antigenici o molecolari, sono tra gli strumenti principali nella lotta contro il Covid. Tuttavia non sono purtroppo sufficienti. Secondo Christine Stabell Benn, professoressa presso l'Università della Danimarca meridionale e membro di un gruppo di esperti incaricato di fornire consulenza al governo sulla tracciabilità dei contatti, i test fatti in Danimarca sono troppi e almeno parte di quelle risorse avrebbero potuto essere investite in altro: "Forse oggi avremmo più posti letto in terapia intensiva se avessimo speso meno soldi per milioni di test". Per quanto possa essere efficace un sistema di testing, infatti, non riuscirà mai a stare al passo con la  velocità di diffusione della variante Omicron, che non ha eguali non solo nella storia della pandemia di Sars-Cov-2, ma anche in quella di tutti gli altri virus incontrati dall'uomo. Insomma, testare molto non necessariamente equivale a tenere sotto controllo un'epidemia.

A dimostrarlo anche uno studio condotto dall'Università di Roskilde. L'ipotesi degli scienziati era che un gran numero di test avrebbe dovuto alleggerire il carico sugli ospedali, "spezzando" tempestivamente le catene di trasmissione. Così tuttavia non è stato e uno dei ricercatori, Peter Kamp Busk, in un'intervista radiofonica ha spiegato: "La nostra ricerca mostra che l'effetto dei test di massa è stato così piccolo da no contribuire a contenere l'epidemia".

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