Perché il DNA sulle unghie di Chiara Poggi rischia di non essere più la prova regina delle indagini su Sempio

Il DNA sulle unghie di Chiara Poggi rischia di non essere più la prova regina delle indagini su Andrea Sempio. Bisognerà aspettare l'udienza del 18 dicembre per sapere le conclusioni dell'incidente probatorio della perita super partes Denise Albani che verranno presentate davanti al giudice per le indagini preliminari. L'attesa è proprio sui suoi accertamenti sui dati della perizia del 2014 con la quale erano state analizzate le unghie di Chiara Poggi, consumate durante quegli esami. Ma stando alle prime considerazioni emerse dalla scorsa udienza – spiegate da LaPresse e confermate da fonti di Fanpage.it – i risultati potrebbero essere vicini a quelli emersi nella perizia del 2014 durante il processo ad Alberto Stasi in Corte d'Appello bis.
La perizia di allora, eseguita dal professore Francesco De Stefano, aveva dimostrato che sulle unghie della vittima c'era la presenza di un cromosoma Y che però non era sufficiente e completo per fare con assoluta certezza un nome e un cognome. La difesa di Stasi nel 2016 e il consulente anche della Procura negli ultimi mesi avevano invece detto che quelle tracce appartengono all'attuale indagato. Queste consulenze di parte avevano dunque riaperto le indagini sul delitto di Garlasco, ma l'ultima parola sulla presenza o meno del DNA di Sempio sulle unghie ora è affidata alla dottoressa Albani. Ma perché rischia di non essere più la prova regina e quali sono le certezze che si hanno sulle unghie di Chiara Poggi?
Andiamo per ordine. Dopo dopo l'omicidio nel 2007 il Ris accertò che sotto le unghie della vittima non c'erano tracce di DNA. Questo vuol dire – da logiche scientifiche confermate da fonti di Fanpage.it e riportate anche nella relazione dell'autopsia – che Chiara Poggi non ha avuto il tempo di difendersi. Se avesse infatti avuto una colluttazione con il suo killer avrebbe avuto tracce consistenti di materiale genetico sotto le unghie, invece la vittima è stata colpita improvvisamente più volte alla testa uccidendola in poco tempo. Motivo per cui nella perizia del 2014 De Stefano fu costretto a sciogliere le unghie analizzandone quindi anche la superficie. Fece più ripetizioni – come richiede il protocollo in questi casi – e ottenne risultati diversi in tutti i casi. Cosa era stato trovato?
Lo ha spiegato De Stefano a Fanpage.it: "Il DNA presente in tutto il tessuto ungueale di Chiara Poggi che abbiamo analizzato era riferibile alla vittima. Era talmente tanta la sproporzione tra il DNA di Chiara Poggi e il DNA maschile che anche i test – fatti insieme con tutti i DNA – erano risultati negativi per la presenza di DNA maschile. Solo quando abbiamo provato a fare un'analisi che si rivolgesse al cromosoma Y abbiamo avuto qualche risultato. Sia chiaro, non un risultato completo per tutti i marcatori".
Ecco quindi la decisione del perito: "Per alcuni marcatori, ma non più di tre o quattro, abbiamo ottenuto risultati che confermavano solo in parte i risultati ottenuti prima, ma per altri marcatori abbiamo ottenuto risultati ancora diversi. A questo punto non me la sono sentita di fare una interpretazione perché avrei dovuto scegliere un risultato rispetto a un altro. E non avevo in mano nessuna carta così importante da giustificare di aver scelto un risultato piuttosto di un altro".
Qualche mese fa Pasquale Linarello, il genetista della difesa di Alberto Stasi e il primo che nel 2016 parlò del DNA di Sempio sulle unghie, a Fanpage.it aveva ribadito: "Ultimamente in quattro genetisti abbiamo detto che il profilo genetico estrapolato dal perito De Stefano nel 2014, che ha utilizzato 5 microliti, è un profilo genetico utile a comparazione. Noi lo abbiamo comparato e lo abbiamo attribuito ad Andrea Sempio o a qualcuno della sua famiglia. Perché è vero che il cromosoma Y (ovvero ciò che è stato trovato) non identifica il singolo soggetto, ma identifica i maschi di un nucleo famigliare".
Ecco quindi che si parla di DNA di Sempio ma in sostanza c'è solo cromosoma Y. Per De Stefano quella tracce di cromosoma, poiché sono poche, sono il frutto di una contaminazione (Andrea Sempio e Chiara Poggi potrebbero avere toccato lo stesso oggetto a distanza di poco tempo) mentre per i consulenti di Stasi e della Procura ci potrebbe essere stato un contatto diretto.
Quali sono i risultati della perita super partes Albani? Dobbiamo aspettare la prossima udienza ma stando a quanto precisato davanti al giudice il 26 settembre avrebbe già espresso una prima opinione. Come confermano alcune fonti di Fanpage.it la professionista avrebbe spiegato che il profilo trovato sarebbe parziale, misto e non consolidato. Significa che è riconducibile a una linea paterna maschile: ecco quindi confermato la presenza del cromosoma Y che individua una famiglia e non un singolo individuo. L'Albani avrebbe anche ricordato che nelle tre estrazioni, effettuate durante le analisi nel 2014, i risultati non erano omogenei ma incostanti. E per togliere qualsiasi dubbio quel cromosoma Y sarà comparato anche con altri profili genetici.
Per capire però se quel cromosoma Y appartenga alla famiglia di Andrea Sempio e se possa non essere frutto di una semplice contaminazione bisognerà aspettare l'udienza del 18 dicembre. Certo è che se venissero confermate le prime indiscrezioni emerse nell'udienza del 26 settembre verrebbe quasi più confermata la perizia di De Stefano che le successive consulenze di parta. Non resta che attendere.