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Palermo: al quartiere Zen la mafia gestisce le forniture di acqua e luce

I boss mafiosi che controllano il quartiere impongono la tariffa di 10 euro per le forniture di acqua e corrente elettrica. Un’operazione sventata dalla Direzione Investigativa Antimafia che fruttava 840mila euro all’anno.
A cura di Davide Falcioni
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Se vi proponessero di pagare 10 euro al mese per le forniture di acqua e corrente elettrica accettereste? E se a farvi questa proposta fosse nientemeno che la mafia? E' quanto accaduto a Palermo, in uno dei quartieri più importanti della città, lo Zen 2. Quì, tra palazzi occupati abusivamente da decine di famiglie, un'indagine della squadra mobile e della Direzione Investigativa Antimafia ha scovato il business di alcuni boss, che imponevano la tariffa a costo di tagliare tutte le forniture. Stamattina all'alba 13 persone sono state arrestate con le accuse di associazione mafiosa e di estorsione nei confronti dei residenti del quartiere. Contro i boss non ci sono solo le accuse di due pentiti, ma anche le denunce di alcuni residenti, stanchi di ricatti e soprusi.

"In ogni padiglione c'è un referente di Cosa nostra": così inizia il racconto del pentito Salvatore Giordano, fino a due anni fa uno dei punti di riferimento per l'organizzazione mafiosa allo Zen. "E' lui che gestisce il pizzo per le forniture. Ma si occupa anche delle occupazioni delle case. Perché una famiglia non può decidere dall'oggi al domani di andare a occupare un appartamento di proprietà dell'Istituto autonomo case popolari. Può semmai comprarla  –  spiega il pentito  –  bastano 15.000 euro". E non vanno certo pagati allo Iacp, ma ai boss, che gestiscono tutto il mercato immobiliare dello Zen. Dalle indagini emergono soprattutto i numeri dell'ultimo business di Cosa nostra. Quasi 70 mila euro al mese, 840 mila euro all'anno. La polizia ha trovato un libro mastro con i pagamenti delle famiglie che abitano in via Rocky Marciano, strada simbolo dello Zen.

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