Omicidio Nada Cella, sentenza attesa a dicembre. Soracco ai giudici: “Non ho mai nascosto nulla”

"Lungo e immeritato calvario". Così Marco Soracco ha definito il suo coinvolgimento nel caso dell'omicidio di Nada Cella, la segretaria trovata morta nel 1996 nello studio del commercialista a Chiavari.
L'uomo, difeso dall'avvocato Andrea Vernazza e a processo per favoreggiamento perché, secondo l'accusa, avrebbe omesso, informazioni importanti per le indagini, oggi, giovedì 16 ottobre, è intervenuto in aula, dove ha fatto ancora una volta dichiarazioni spontanee. Ha parlato per circa 15 minuti, ribadendo la sua innocenza.
La principale imputata nel procedimento è Annalucia Cecere, accusata di aver ucciso la 25enne per motivi di gelosia. Secondo gli inquirenti, sarebbe stata innamorata di Soracco e avrebbe voluto eliminare quella che riteneva una rivale.
Il processo, iniziato il 6 febbraio 2025 presso il tribunale di Genova, a quasi 30 anni dal delitto, è alle battute finali: il 23 ottobre inizierà la requisitoria della pubblico ministero Gabriella Dotto mentre la sentenza è attesa per il 18 dicembre.

"Ho sempre detto tutto quello che sapevo senza mai nascondere nulla. Spero che la corte metta, una volta per tutte, la parola fine al mio lungo e immeritato calvario", ha detto il commercialista oggi, ripercorrendo i 30 anni che lo hanno visto protagonista di "un gratuito linciaggio sia sotto il profilo giuridico che morale".
"Quel giorno doveva essere una normale giornata di lavoro – ha esordito – e invece ho trovato la segretaria in una pozza di sangue. Ho pensato subito di chiamare i soccorsi, non mi sono posto il problema di cosa fosse successo. So di essere parso piuttosto freddo e distaccato".
"Ma è il mio modo di reagire ai fatti improvvisi: le mie reazioni sono sempre frenate in attesa di comprendere meglio quanto succede. Ho sempre collaborato alle indagini. Ma sono stato risucchiato in un vortice a me sconosciuto. Una situazione che ho superato grazie alla consapevolezza della mia estraneità al fatto", ha detto ancora il commercialista.
Per quanto riguarda la sua conoscenza con quella che la pm Dotto ritiene essere la presunta assassina, Soracco ha spiegato di "averla conosciuta un anno prima e mi venne presentata dal suo fidanzato di allora. Non ho mai provato interesse verso di lei".
"Quando a fine maggio 1996 venne fuori che una ragazza madre era stata indagata, parlando con i giornalisti ho capito che si trattasse di lei. E quando mi fece la telefonata per dirmi che le facevo schifo, l'ho interpretato pensando che diceva quelle cose perché pensava che l'avessi denunciata".
Una volta terminata l'udienza, fuori dall'aula del tribunale, Soracco ha aggiunto di non essersi fatto un'idea su cosa possa essere successo a Nada o sulla Cecere: "Ci ho pensato tante volte, ma non riesco a darmi una spiegazione".