Omicidio Nada Cella, le parti civili: “Dopo 30 anni per Cecere e Soracco è arrivato il tempo della giustizia”

Per Annalucia Cecere e Marco Soracco, i due imputati al processo per l'omicidio Nada Cella, la segretaria di 25 anni uccisa in uno studio di commercialisti a Chiavari nel maggio 1996, "è arrivato il tempo della giustizia".
Lo hanno detto gli avvocati delle parti civili, intervenuti oggi, giovedì 6 novembre, in aula. Cecere, ex insegnante, è accusata di aver assassinato la ragazza per gelosia. Infatti, secondo gli inquirenti, la donna sarebbe stata innamorata di Soracco, datore di lavoro della vittima.
Per quasi 30 anni la mamma di Nada, Silvana Smaniotto, "ha fatto fatica a dormire. Perché ogni volta che chiudeva gli occhi, vedeva l'immagine della figlia e si immedesimava nella sua paura", è stato ricordato ancora dai legali.
Durante la scorsa udienza la pubblico ministero Gabriella Dotto ha chiesto l'ergastolo per la donna e 4 anni per il professionista, accusato di favoreggiamento.
Oggi per prima ha preso la parola l'avvocata Sabrina Franzone, che difende la famiglia della 25enne. È stata proprio lei, insieme alla criminologa Antonella Delfino Pesce, a rileggere le carte e a trovare il collegamento con quella che anche per la procura uccise Nada in un impeto d'ira, perché voleva prenderle il posto di lavoro e sistemarsi con Soracco.
Ma la madre del commercialista, Marisa Bacchioni (rinviata a giudizio e poi esclusa dal processo per incapacità) "si era messa in mezzo, aveva detto a Nada di tenerla a distanza. Insomma, era diventata una reietta, e quel giorno reagì".
E Soracco l'ha sempre coperta "perché non voleva che venisse intaccata la sua reputazione". Durante l'udienza è stato anche citato un manoscritto intitolato "Storia di un delitto quasi perfetto", scritto dalla defunta Fausta Bacchioni, zia di Soracco.
Nel testo, sequestrato dagli inquirenti nel 2023 durante una perquisizione, viene riportata una frase dedicata alla vittima: "Nada, un nome pretenzioso che in spagnolo significa ‘niente'. Un ‘niente', però, che ha inciso un marchio doloroso e indelebile sulla nostra famiglia".
Nel processo, ha continuato la legale, "non c'è una prova regina, ma infiniti indizi, infiniti elementi" che portano a una sola e univoca ricostruzione. E lo ha detto rileggendo anche un'intercettazione inedita del 2021 tra Cecere (difesa dagli avvocati Gabriella Martini e Giovanni Roffo) e un suo ex in cui emergono delle contraddizioni della donna.
In quella telefonata l'imputata ripercorre il giorno della perquisizione, in cui le trovarono gli stessi bottoni trovati sul luogo del delitto, e i militari le chiesero anche cosa avesse fatto quella mattina. L'ex insegnante afferma di avere detto prima che dormiva, poi che si stava alzando e dopo ancora che era al lavoro.
Franzone ha chiesto alla corte, presieduta dal giudice Massimo Cusatti, di stabilire l'importo del risarcimento, sottolineando che per la famiglia "Soracco non è meno responsabile di Cecere, perché il danno procurato è lo stesso".
Gli altri legali di parte civile, Laura Razetto (per la sorella di Nada, Daniela) e Giovanni Battista Dellepiane, per lo zio acquisito Saverio Pelle, hanno invece quantificato le richieste economiche: non meno di 25 mila euro per ciascun imputato secondo Razetto, 80mila euro per Cecere e almeno 25mila per Soracco, secondo Dellepiane.
Il processo adesso riprenderà tra due settimane, il 27 novembre, con l’arringa dell'avvocato Andrea Vernazza, che difende Soracco. L’avvocata Gabriella Martini, che difende Cecere insieme a Giovanni Roffo, parlerà invece il 4 dicembre.
Il presidente della Corte ha fissato un'altra udienza l’11 dicembre per eventuali repliche, mentre per il 18 dicembre è attesa la sentenza.