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Il caso Lorys Stival

Omicidio Lorys, Davide Stival: “Nei disegni dell’altro mio figlio, l’uomo nero e sangue”

Davide Stival ricorda Lorys ai nostri microfoni, ma allo stesso tempo lavora per il presente e per il futuro dell’altro figlio, di cui – dopo la condanna a 30 anni di carcere di Veronica Panarello – ha l’affidamento esclusivo.
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A cura di Redazione
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Sono trascorsi oltre tre anni dalla scomparsa di Lorys Stival e un anno e mezzo dalla condanna della madre, Veronica Panarello, riconosciuta colpevole dell'infanticidio commesso il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina (Ragusa). La donna deve scontare trent'anni di carcere, mentre a casa restano il marito, Davide Stival, e l'altro figlio della coppia. La memoria del piccolo Lorys è viva e il padre ha deciso di raccontare gli anni dei tormenti per le sorti del piccolo in un libro intitolato "Nel nome di Lorys", i cui proventi saranno raccolti in un libretto intestato all'altro figlio. Un bambino che ha vissuto il distacco dalla madre portando e crescendo in sé prevedibili interrogativi, rivolti poi al padre, che ha dovuto – con tutte le accortezze e genericità del caso – raccontare della morte del fratello e di chi ne è stato riconosciuto colpevole.

Nell'intervista in apertura, le sofferenze del fratello di Lorys sono raccontate da Davide Stival anche attraverso il ricordo di un disegno in cui il piccolo ha cercato di elaborare l'accaduto e il suo superamento. C'è poi anche il racconto di quella che era la percezione di Davide Stival all'epoca, quale famiglia "normale" in cui era comunque presente "un bellissimo rapporto padre-figlio".  Poi la scomparsa di Lorys, le bugie della Panarello, la notizia della morte del bambini da un post su Facebook. E poi ancora le bugie della moglie di Davide, sempre nuove, capaci di coinvolgere persino il suocero incolpato di essere amante di Veronica Panarello e correo dell'omicidio. Un'accusa, quella di aver avuto un ruolo nel reato, che non trova alcun riscontro nei fatti.

Dall'infanticidio alla condanna

Il 29 novembre 2014 Veronica Panarello denuncia la scomparsa del figlio Lorys di otto anni, dichiarando di aver appreso dalle maestre che il bambino non era mai entrato a scuola. Il giorno stesso viene scoperto il cadavere del piccolo, che successive perizie dimostreranno essere stato ucciso per strangolamento, per poi essere gettato in un dirupo. Le indagini si orientano subito sulla madre e il 9 dicembre Veronica viene accusata di omicidio. Nel corso degli anni emergono dettagli di un equilibrio familiare incerto, nel quale la Panarello era protagonista di violenza verbale e fisica nei confronti del piccolo. Lorys si mostrava invece molto legato al padre Davide, che saltuariamente, in quanto autotrasportatore, era costretto fuori casa anche di notte. Il 3 ottobre 2016 Veronica Panarello è condannata in primo grado a 30 anni di reclusione.

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