Omicidio Cinzia Pinna, cosa c’è di vero sulla posizione del 26enne indagato: non è stato scagionato

Non sarebbe ancora stato scagionato il 26enne milanese che sarebbe stato in compagnia di Emanuele Ragnedda prima della morte di Cinzia Pinna, la 33enne di Castelsardo scomparsa nella serata dell'11 settembre e trovata morta nella serata di ieri, mercoledì 24 settembre, dopo la confessione di Ragnedda.
Non sarebbe stato del tutto scagionato il 26enne lombardo che sarebbe stato visto in compagnia di Pinna e dell'imprenditore ora accusato di averla uccisa e di averne occultato il corpo. Gli investigatori si sono concentrati nelle ultime 24 ore sulla posizione del principale indagato, Emanuele Ragnedda, 41 anni, fermato nella serata di ieri.
Secondo quanto apprende Fanpage.it da fonti interne, i dubbi legati alla versione dei fatti fornita inizialmente dall'imprenditore sono stati chiariti in larga parte dopo la sua confessione.
All'interno dell'abitazione nella tenuta di proprietà dell'uomo tra Arzachena e Palau, dove sono stati effettuati rilievi, sarebbero state trovate tracce relative all'omicidio.
Il delitto compiuto con un'arma da fuoco
Secondo quanto emerge, il delitto è stato compiuto con un'arma da fuoco e le tracce individuate sono state repertate. Il corpo di Pinna è probabilmente stato spostato verso l'esterno della tenuta, nel terreno dove poi è stato ritrovato.
Il tutto probabilmente con l'aiuto di un complice, anche se non è chiaro di chi si tratti. Su questo punto, le indagini sono ancora in corso.
Una ricostruzione completa arriverà anche grazie all'autopsia. Alcune tracce di sangue nell'abitazione di Ragnedda sarebbero state ripulite ed è probabile che il tutto sia stato fatto con l'aiuto di una seconda persona.
Per il momento, insomma, resta l'indagine a carico del giovane milanese per occultamento di cadavere. Nessuna garanzia di colpevolezza, come ci spiegano fonti interne alle indagini.
Gli avvocati del giovane, Maurizio e Nicoletta Mani, avevano parlato di un cambio di posizione per l'uomo che agli inquirenti aveva detto di non conoscere Ragnedda e di non essere stato con lui la sera dell'11 settembre, sottolineando di essere in attesa dell'apertura di un fascicolo per calunnia. Sulla posizione del giardiniere milanese, però, non vi sarebbe stato di fatto alcun cambiamento per gli inquirenti.
Gli accertamenti in causa e nell'auto di Emanuele Ragnedda
Gli accertamenti si estenderanno anche alla vettura di Ragnedda, quella sulla quale sarebbe salita la 33enne all'uscita del locale di Palau dove è stata vista per l'ultima volta.
Insieme alle verifiche sulle vetture, le autorità raccoglieranno anche le testimonianze di altre persone. L'ipotesi è che il delitto sia stato compiuto in casa e che poi il corpo sia stato spostato nei terreni fuori dall'abitazione.
I Ris avrebbero trovato tracce ematiche sul divano di casa e sul pavimento di alcune stanze. Queste ultime dovranno essere associate a un Dna. Serviranno giorni, insomma, per capire se il sangue trovato in casa del 41enne sia proprio di Cinzia Pinna.
Gli specialisti dei carabinieri avrebbero trovato inoltre tracce di polvere bianca e si attende la conferma dei test tossicologici per capire se si tratta di una sostanza stupefacente.
Domani mattina, venerdì 26 settembre, ci sarà l'udienza di convalida del fermo dell'imprenditore, da ieri sera rinchiuso nel carcere di Nuchis dopo il lungo interrogatorio in caserma.
I familiari della vittima hanno nominato come avvocati di fiducia Antonella Cuccureddu e Nino Cuccureddu. Secondo l'avvocato di Ragnedda, Luca Montella, l'uomo ha "compreso il gesto che ha fatto", dichiarando spontaneamente le cose come stanno e indicando il luogo dove è stato occultato il cadavere.