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“Nessun rapporto consensuale”. Cos’ha detto in tribunale la vittima dello stupro di gruppo di Palermo

La 19enne vittima di violenza sessuale a Palermo è stata ascoltata per oltre sei ore dal gip del capoluogo siciliano e ha ripercorso i momenti salienti della notte degli abusi.
A cura di Davide Falcioni
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Ha confermato tutte le accuse rivolte ai sette ragazzi che l'avrebbero violentata il 7 luglio. La 19enne vittima di violenza sessuale a Palermo è stata ascoltata per oltre sei ore dal gip del capoluogo siciliano e, nel corso del lungo incidente probatorio, ha ripercorso istante per istante la notte degli abusi e puntato il dito contro il "branco" che ha denunciato dopo le violenze. La giovane ha risposto anche alle domande degli avvocati degli indagati, tutti detenuti da mesi. Una sorta di faccia a faccia "a distanza" quello che si è svolto, con la vittima in un'aula e gli accusati in un'altra. "Non fu un rapporto consensuale", ha ribadito la giovane, smentendo la tesi dei difensori.

"Volevo stare solo con Angelo Flores", ha detto la ragazza negando di essersi appartata con i sette per avere con loro un rapporto di gruppo. Con Flores, il più grande degli indagati, aveva già avuto rapporti sessuali, ne era innamorata. Sarebbe stato lui – secondo l'accusa – a riprendere le violenze con lo smartphone e a condividere i video con gli amici.

Al giudice per le indagini preliminari la 19enne, per mesi trasferita in una comunità protetta e oggetto di minacce da parte dei parenti degli indagati, ha riferito di avere incontrato il gruppo alla Vucciria, nel centro storico, di aver bevuto e di essersi allontanata con loro raggiungendo il Foro Italico. Poi gli abusi.

"Non erano rapporti consensuali", ha risposto ai legali degli accusati che la incalzavano, reggendo il confronto con i difensori. Arrivata in tribunale da un ingresso laterale, ad accompagnarla c'era il fidanzato. Al suo fianco, per tutta la durata della deposizione, anche una psicologa. Il racconto è stato dettagliato e in tutto conforme a quello che la ragazza aveva già fatto ai carabinieri dopo lo stupro: le botte, le violenze, le richieste di aiuto ai passanti rimaste inascoltate. I sei hanno ascoltati in silenzio fin quando la ragazza ha raccontato di essere stata picchiata durante gli abusi. Allora hanno cominciato a rumoreggiare e a mostrare insofferenza e a quel punto il procuratore aggiunto Laura Vaccaro e i pm Mario Calabrese e Monica Guzzardi hanno chiesto al gip di intervenire.

Il giudice è intervenuto anche bloccando le insistenti domande dei legali sulle abitudini sessuali della 19enne che, infastidita dall'insistenza dei difensori, è sbottata: "Ma quante domande fate?". Il gip li ha fermati impedendo – ha detto – "una incursione nella sfera privata che non c'entra col processo". La parola ora passa alla procura che probabilmente chiederà per tutti il giudizio immediato. Mossa a cui i legali potrebbero rispondere con una istanza di abbreviato facendo acquisire agli atti anche perizie e carte a sostegno della loro tesi secondo la quale la vittima sarebbe "poco credibile".

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