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Neonati uccisi dal batterio killer a Verona, i primari: “Siamo scossi, l’ospedale è un’eccellenza”

I primari dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona hanno scritto una lettera in merito alle infezioni causate dal batterio killer nell’ospedale della Donna e del Bambino, batterio che ha causato la morte di quattro neonati. “Siamo scossi, questo ospedale è uno dei più efficienti d’Italia”.
A cura di Davide Falcioni
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"Le dolorose conseguenze dell'infezione da Citrobacter hanno profondamente scosso la comunità sanitaria dell'Azienda Ospedaliera di Verona". È l'incipit di una lettera che i primari dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona hanno scritto in merito alle infezioni causate dal batterio killer nell'ospedale della Donna e del Bambino, batterio che ha causato la morte di quattro neonati. "Come Direttori di Unità Operativa Complessa dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona – sottolineano in una lettera aperta – non possiamo che interpretare quello che è il sentire di tutti coloro che operano all'interno dei nostri Ospedali, quotidianamente, con impegno, abnegazione e grande rispetto per i pazienti". "Ci sentiamo innanzitutto vicini alle famiglie che così tanto hanno sofferto per i drammatici eventi, umanamente comprendiamo il loro dolore e auspichiamo che le Autorità competenti possano definire questa vicenda" prosegue la missiva dei direttori delle UOC. "Come parte viva di questa comunità – aggiungono – esprimiamo la nostra solidarietà ai colleghi dirigenti medici momentaneamente sospesi, auspicando che quanto prima vengano chiarite le loro posizioni, nel rispetto delle procedure idonee a definire le responsabilità di quanto accaduto. Avvertiamo altresì la necessità di spendere una parola per la nostra Azienda, una delle più grandi ed efficienti d'Italia che vive uno stretto e armonioso connubio tra Ospedale e Università". "Questa devastante vicenda – sottolineano i primari – l'ha portata alla ribalta nazionale nel modo peggiore. Quanto di eccellente ogni giorno viene svolto dagli oltre 5mila dipendenti è passato in secondo piano, travolto da un'immagine profondamente negativa e questo rischia di togliere fiducia e serenità a quanti ogni giorno, bambini, adulti, anziani, con patologie importanti o meno, a noi si affidano arrivando dal nostro territorio o da ogni parte d'Italia".

Il Citrobacter era annidato in un lavandino

Uno studio coordinato dal professor Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università di Padova, ha la scorsa settimana rivelato che il "batterio killer" che ha ucciso quattro neonati colpendone però complessivamente 96 nel reparto interno all’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento (Verona) era annidato nel rubinetto del lavandino usato dal personale della Terapia intensiva neonatale per prendere l’acqua da dare ai bimbi insieme al latte. Secondo quanto emerso dagli approfondimenti degli ispettori, il rubinetto del lavandino interno al reparto, sotto indagine anche della Procura di Verona, era letteralmente "colonizzato" dal batterio killer e da altri batteri. Si presume che il Citrobacter sia arrivato nelle tubature del nosocomio dall'esterno, probabilmente a causa del mancato o parziale rispetto delle rigide misure d’igiene imposte al personale nei reparti ad alto rischio, come il lavaggio frequente delle mani, il cambio dei guanti a ogni cambio di paziente o funzione.

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