Neonata rapita a Cosenza, Rosa Vespa lascia il carcere di Castrovillari: ai domiciliari dopo 6 mesi

Dopo 6 mesi ha lasciato il carcere di Castrovillari Rosa Vespa, la cinquantunenne che il 21 gennaio rapì una neonata dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza. La donna è ora ai domiciliari, anche se in una casa diversa dal contesto coniugale, così come disposto dalla gip Claudia Pingitore, con parere favorevole del pm Antonio Bruno Tridico.
L’alleggerimento della misura cautelare prevede l'uso del braccialetto elettronico e doveva scattare già venerdì scorso. Ma quel giorno non c'erano braccialetti a disposizione. Verificato che non ce ne saranno fino alla fine del mese in corso, la gip ha ordinato ieri di scarcerare comunque la la 51enne, in attesa che se ne trovi uno per lei.
Nelle scorse settimane era stato disposto il giudizio immediato per Vespa e l'udienza è stata fissata per il 25 settembre. I magistrati avevano anche chiesto una perizia psichiatrica sull'indagata per accertare se la donna, che per nove mesi ha finto una gravidanza e poi un parto, al momento del rapimento della piccola era capace di intendere e di volere.
"Abbiamo proposto istanza al pubblico ministero al fine di sollecitare l’impugnazione di un provvedimento che per noi è inammissibile perché non ci è mai stato notificato nulla. Nè la prima istanza con la quale si chiedevano i domiciliari con braccialetto elettronico, nè la seconda con la quale si chiedevano i domiciliari senza braccialetto elettronico, non essendo al momento lo stesso disponibile. Questa seconda istanza tra l’altro non vede neanche il parere del pubblico ministero. Quindi al di là del merito della questione, per noi c’è un problema tecnico procedurale perché siamo stati estromessi dal contraddittorio, che invece è previsto per i reati con violenza sulla persona", ha affermato in una nota i legali della neonata rapita, Chiara Penna e Paolo Pisani, i quali hanno aggiunto: "Non ci interessa dove si trovi la signora Vespa. Ci interessa che non incroci mai più la strada dei nostri assistiti e dei loro bambini. Ma sopratutto ci interessa che effettivamente le esigenze cautelari siano tutelate. Più stupefacente di questo provvedimento ci appare solo l’idea che gli inquirenti pare credano davvero che nessuno dei familiari di Vespa fosse al corrente di nulla. Che il marito e tutti i familiari abbiano creduto alla storia che una donna di cinquantuno anni, con utero fibromatoso ed una operazione delicata che ha messo – cito proprio gli atti difensivi che prima non conoscevamo, ma oggi sì – in discussione il fatto di poter rimanere incinta, sia riuscita non solo a concepire, ma a partorire naturalmente ed a tornare a casa in sole 24 ore, tutto da sola, senza che nessuno le sia mai stato accanto è singolare. Proprio in considerazione del miracolo in corso e del livello socio culturale della famiglia nonché di Moses, è davvero un racconto incredibile".
La sera dello scorso 21 gennaio Vespa e il marito Acqua Omogo Chiediebere Moses furono trovati in casa con la bambina, vestita da maschietto. La donna aveva infatti raccontato di aver partorito un maschietto di nome Ansel, che però non è mai stato concepito e mai nato. Inizialmente fu arrestato anche l'uomo, poi scarcerato dal Gip. Il 43enne nigeriano si è sempre professato innocente dicendo che la moglie ha fatto tutto da sola. Infatti, la sua posizione è stata stralciata e potrebbe essere archiviata. Ed anzi per i magistrati anche Moses sarebbe stato ingannato dalla donna. Intanto l'inchiesta si è sviluppata anche in altri filoni, uno di questi riguarda la posizione della clinica, anche in sede amministrativa. Gli inquirenti dovranno accertare se ci sono state eventuali responsabilità.