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‘Ndrangheta a Locri: condannati per mafia, venivano ancora stipendiati dall’azienda sanitaria

Tra i personaggi condannati e ancora pagati c’è anche Alessandro Marcianò, l’ex caposala dell’ospedale di Locri, condannato definitivamente all’ergastolo come mandante dell’omicidio dell’ex presidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno.
A cura di D. F.
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Nonostante fossero stati condannati per reati di mafia continuavano a percepire lo stipendio dall'Azienda Sanitaria di Reggio Calabria. A scoprirlo è stata la stessa direzione generale dell'azienda sanitaria, che ha fatto scattare immediatamente la denuncia alla locale Procura della Repubblica, avviando la procedura di revoca delle retribuzioni. Tra i condannati ancora pagati c'è anche Alessandro Marcianò, l'ex caposala dell'ospedale di Locri, condannato definitivamente all'ergastolo come mandante dell'omicidio dell'ex presidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno, ucciso a Locri il 16 ottobre del 2005. "Sarà necessario ricostruire l'iter di tutte le procedure – ha spiegato il direttore generale della Asp, Giacomino Brancati – anche per scoprire se qualcuno era al corrente della situazione all'interno dell'Azienda e ha taciuto, se esistono connivenze che hanno coperto tale situazione".

Oltre a Marcianò continuavano a percepire il salario anche l'infermiere Filippo Rodà e il medico Giovanni Morabito, entrambi condannati per gravi reati e tutti e a lungo retribuiti dall'ente ogni mese. Per loro, l'Asp ha disposto "i necessari provvedimenti amministrativi per la correzione delle anomalie riscontrate". Al vaglio però ci sono altri sei casi: si tratta di medici, infermieri, tecnici condannati per mafia o altri reati gravi, anche se non in via definitiva. I loro casi sono nel mirino dei legali dell'azienda, che stanno accertando anche se, come la legge in teoria prevede, siano stati attivati i procedimenti disciplinari nei confronti di infermieri e medici condannati. Ad occuparsi di loro da oggi sono però anche i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, che sul caso hanno aperto un fascicolo. Al centro delle indagini, le possibili connivenze che per anni hanno consentito a dipendenti dell'Asp condannati e interdetti dai pubblici uffici di percepire regolarmente lo stipendio.L'ipotesi, tutt'altro che remota, è che qualcuno negli uffici amministrativi abbia "chiuso un occhio".

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