Nada Cella, parla il medico che eseguì l’autopsia: “Fu colpita con forza, potrebbe averla uccisa una donna”

Nada Cella tentò di difendersi ma fu colpita con violenza in pochi secondi. È la ricostruzione fatta dal medico legale Marcello Canale, che pochi giorni dopo la morte eseguì l'autopsia sul corpo della segretaria di 25 anni uccisa nello studio del commercialista Marco Soracco a Chiavari il 6 maggio 1996.
L'aggressione "non poteva essere scambiata per un malore", ha spiegato ancora Canale, ascoltato oggi in aula nell'ambito del processo che si sta svolgendo a Genova.
"Le ferite sono compatibili con un oggetto lungo almeno 10 centimetri – ha aggiunto -. La forza usata è stata notevole, ma compatibile anche con un'aggressione da parte di una donna'‘. Imputata per il delitto è Annalucia Cecere, mentre Soracco è accusato di favoreggiamento.
Secondo gli inquirenti, Cecere avrebbe ucciso la ragazza perché gelosa della sua vicinanza con il commercialista, con il quale la donna avrebbe avuto all'epoca una frequentazione.
Il corpo della vittima presentava lesioni compatibili con un tentativo di difesa: "Tutto è avvenuto rapidamente, si tratta di una reazione d'impeto, rabbiosa", ha spiegato Canale, sottolineando che al momento dell'ispezione, avvenuta una settimana dopo il delitto, la scena del crimine era già stata alterata.
"Mi chiesi perché mi chiamarono dopo sette giorni? La risposta è già nella domanda", ha detto Canale ai cronisti, al termine della sua deposizione. Il medico legale, commentando la scena del crimine, in aula ha detto: "Era tutto pulito, tranne una macchia sul muro, sicuramente l'autore del delitto si è sporcato, il cuoio capelluto sanguina molto".
Dinamica confermata in aula anche dal poliziotto Silvio Pozzi, consulente nella trasmissione ‘Misteri in blu' di Carlo Lucarelli, che si occupò del caso: "Nada non era seduta, è stata aggredita in piedi tra scrivania e parete. Ha cercato di difendersi, ha scalciato, finché ha perso i sensi e l'aggressore ha continuato a colpire. È stata una difesa passiva".
Secondo Pozzi, l'assassino era già nello studio, forse seduto alla scrivania di Soracco, e avrebbe colpito con un oggetto d'ufficio – probabilmente un fermacarte poggiato su una scrivania – preso d'impeto. Tra le armi usate dall'assassino ci sarebbe anche una pinzatrice, compatibile le ferite rinvenute sul corpo.