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Incidente Funivia Stresa-Mottarone

Mottarone, Eitan lascia la Rianimazione. Il bimbo non ricorda l’incidente sulla funivia

Eitan abbandona nella giornata di oggi 1 giugno il reparto di Rianimazione nel quale è stato ricoverato subito dopo la tragedia della funivia del Mottarone. Il bimbo di 5 anni, sempre affiancato dalla zia, sarà trasferito in un reparto di degenza e potrà poi tornare a casa. Inizia ora il suo percorso con un team di psicologi.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il piccolo Eitan lascerà nella giornata di oggi 1 giugno la rianimazione dell'ospedale Regina Margherita di Torino. L'unico piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, sarà trasferito in un reparto di degenza. Dopo qualche giorno di osservazione, sarà pronto per tornare a casa con la zia, unica familiare rimasta dopo la strage della funivia che ha ucciso sua madre, suo padre, suo fratello e i due nonni. Quando era stato trovato dai soccorritori tra i resti della cabina, si pensava non ce l'avrebbe fatta. Sembravano troppo gravi i traumi riportati: tra questi anche uno toracico e uno cranico. Però il bimbo di appena 5 anni ha lottato con le unghie e con i denti e la prognosi è stata finalmente sciolta.

Non ricorda niente di quanto avvenuto in quella cabina della funivia del Mottarone. Esclusi i danni neurologici, i medici hanno diagnosticato un'amnesia post traumatica. Per questo si aspetta a fargli sapere della morte dei familiari avvenuta in seguito allo schianto. Appena ha riaperto gli occhi dopo il coma farmacologico, Eitan ha posto una serie di domande alla zia Aya lì presente. "Dove sono mamma e papà?" è stata la prima della lunga serie. Subito dopo ha chiesto cosa facessero tutti in ospedale. Nessuno ha ancora risposto: il team di terapeuti dice che ci vorrà tempo. Un percorso fatto di piccoli passi, ma senza bugie per rendere più semplice una realtà purtroppo amara. Prima o poi, però, qualcuno dovrà trovare il modo di rispondere alla domanda che un bambino di 5 anni non dovrebbe mai porre.

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Il coma farmacologico

Il bambino era stato operato per ridurre l'impatto di alcune ferite, poi i medici avevano effettuato delle analisi per verificare che non avesse riportato danni cerebrali o al midollo osseo. Incredibilmente Eitan è apparso forte da subito, pronto per iniziare il percorso di ripresa. Lentamente i medici lo hanno svegliato dal coma farmacologico, cogliendo come buoni segnali i primi respiri e qualche colpo di tosse. Poi il risveglio scandito dall'aiuto di uno psicologo oltre che dalla costante vicinanza della sorella del suo papà. "Il piccolo è stabile – spiegano i medici – ma è ora che inizia il suo percorso più difficile, ossia quello psicologico". Eitan è fuori pericolo di vita, ma dovrà essere affiancato da un team di terapeuti per affrontare quanto successo il giorno della strage.

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Le esequie dei familiari

Si sono svolti in un villaggio a nord di Israele i funerali della famiglia Biran. Amit, sua moglie Tal e il figlio Tom sono stati sepolti davanti all'ambasciatore italiano in Israele Gianluigi Benedetti. La cerimonia di Moshav Avi'el, a nord-est di Tel Aviv, si è tenuta in forma estremamente privata. Amit e la compagna Tal, di 26 anni, vivevano da sei anni a Pavia, dove avevano costruito una famiglia. Avevano due figli piccolissimi: Eitan, di 5 anni, e Tom, di appena due. Amit si era trasferito in Italia anni prima per studiare medicina e da allora non l'aveva più lasciata. I nonni, deceduti nel disastro della funivia, erano spesso nel nostro Paese per passare del tempo con i nipoti. L'ultima volta avevano deciso di concedersi una vacanza dopo aver conseguito il vaccino anti-Covid, finalmente più sicuri all'idea di rivedere i familiari.

"Mio Amit, piccolo fratellino, Tal-Tal e Tomi-Tom, non ho parole per descrivere quanto ci mancherete – ha scritto Aya in un messaggio, ripercorrendo gli anni insieme in Italia -. Quando ci avete raggiunto a Pavia, Eitan aveva solo un mese e le mie bimbe avevano due e 18 mesi. Per la prima volta da anni la nostra famiglia era insieme in Italia. Abbiamo condiviso la crescita dei bimbi, io e Tal li abbiamo allattati insieme. Sono diventati quasi fratelli. Abbiamo fatto gite con i passeggini, abbiamo macchiato magliette con il gelato giocando all'oratorio, abbiamo fatto il bagno tutti insieme nella piscinetta in giardino. Adesso faremo di tutto affinché i sogni di Eitan diventino realtà. Chiediamo inoltre giustizia: quello che è successo sul Mottarone si poteva evitare".

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