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Morte Luana D’Orazio, la Procura notifica chiusura delle indagini: restano 3 gli indagati

la Procura di Prato ha notificato la chiusura delle indagini sul caso di Luana D’Orazio, la giovane operaia 22enne morta in fabbrica durante il turno di lavoro. Restano tre le persone iscritte al registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo e rimozione dolosa dei dispositivi per la sicurezza dei lavoratori.
A cura di Gabriella Mazzeo
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La Procura di Prato ha chiuso le indagini sulla morte di Luana D'Orazio, giovane operaia 22enne morta durante il turno di lavoro in una ditta tessile di Montemurlo. La ragazza è stata trascinata per i capelli dall'orditoio tessile con il quale operava. La procura ha deciso di notificare la conclusione delle indagini in queste ore. Gli indagati restano tre: i loro nomi erano già stati resi noti negli scorsi mesi, durante gli accertamenti effettuati suoi macchinari. Iscritti al registro degli indagati Luana Coppini, titolare dell'azienda, il marito Daniele Faggi, direttore amministrativo dell'impresa, e il tecnico Mario Cusimano che secondo l'accusa avrebbe tolto i dispositivi di sicurezza dagli orditoi della ditta per guadagnare due minuti sul processo di produzione. I reati ipotizzati sono omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele anti-infortunistiche.

La rimozione dei dispositivi di sicurezza

Dopo la morte di Luana, la mamma della 22enne ha preso in custodia suo figlio Alessio, rimasto orfano a soli 5 anni. "L'Italia è un Paese di orfani, vedove e vedovi privati dei loro cari sul lavoro" ha dichiarato Emma Marrazzo quattro mesi dopo il decesso di sua figlia. "Speravo che il sacrificio di Luana non fosse invano, ho creduto che qualcosa cambiasse ma le persone continuano a morire semplicemente recandosi a lavoro". L'autopsia e poi la perizia effettuata sui due orditoi hanno confermato che la 22enne è morta trascinata dal macchinario tessile al quale era stata tolta la rete protettiva. I due orditoi, secondo i periti, avrebbero potuto uccidere in qualsiasi momento. Luana, inoltre, non aveva la possibilità di fare affidamento su un tutor aziendale. Il collega che avrebbe dovuto assisterla, infatti, era anche occupato in altre mansioni. La conferma ha aggravato ulteriormente la posizione dei tre indagati iscritti al registro della Procura.

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