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Omicidio Chiara Gualzetti a Monteveglio

Morta la mamma di Chiara Gualzetti, il papà: “Uccisa dal dolore, continuerò la nostra battaglia”

Il papà di Chiara Gualzetti, la 15enne uccisa a coltellate da un amico a Monteveglio, sulla morte della moglie Giusi per un tumore: “È certo che i forti dolori somatizzati sono causa scatenante di questi mali. Ha lottato fino alla fine: era convinta che fosse necessario portare avanti una battaglia per non rendere vana la morte di nostra figlia”.
A cura di Ida Artiaco
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"All’inizio Giusi sembrava rassegnata alla malattia, ma ha lottato fino alla fine: era convinta che fosse necessario portare avanti una battaglia per non rendere vana la morte di nostra figlia". A parlare è Vincenzo, il papà di Chiara Gualzetti, la 15enne uccisa a Monteveglio, nel Bolognese, da un amico di un anno più grande di lei il 27 giugno 2021.

In una intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, ha parlato del dolore per la morte della moglie Giusi, che nei giorni scorsi è venuta a mancare a causa di una grave malattia che le era stata diagnosticata un anno fa, poco dopo la scomparsa della figlia.

I due si erano sposati il 9 giugno scorso proprio per realizzare un desiderio di Chiara. "Abbiamo girato diversi istituti e raccolto diverse voci. Tutti (i medici) concordavano su un punto: anche se non è scientificamente provato, è certo che i forti dolori somatizzati sono causa scatenante di questi mali", ha detto.

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E ancora: "Adesso sono rimasto davvero solo, dopo Chiara se n'è andata anche Giusi. È volata via tra le braccia di nostra figlia, ma io devo resistere. Voglio vedere condannato all'ergastolo l'assassino di Chiara", ha detto ancora Vincenzo, che è deciso a continuare la battaglia affinché sia fatta giustizia.

Infine, Vincenzo ha concluso rivolgendo un pensiero proprio al killer della figlia, che si trova in carcere al Pratello dal giorno dell'omicidio: "Sedici anni di carcere sono niente rispetto al dolore che ha inflitto. Quel ragazzo non ha mai detto una parola di pentimento o di scuse, non ha mai mostrato dolore. E i suoi genitori? Mai avuto un pensiero per la vittima o per noi".

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Solo il 20 marzo scorso la terza sezione penale della Corte di appello di Bologna aveva confermato la sentenza di primo grado emessa dal tribunale per i minorenni, condannando a 16 anni e 4 mesi il ragazzo accusato dell'omicidio. Il massimo della pena per il reato contestato al giovane che all'epoca era minorenne. La 15enne fu accoltellata e finita a calci e pugni da quello che credeva un amico. Il giovane l'aveva attirata in una trappola con la scusa di una passeggiata e poi l'ha uccisa.

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