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Morta a 13 anni cadendo da balcone, la difesa del 15enne indagato: “Caduta compatibile con incidente”

I medici legali incaricati dalla difesa del 15enne indagato sostengono che la dinamica della caduta della 13enne e le lesioni riportate dalla giovane siano compatibili anche con un incidente o un gesto volontario, e non necessariamente con un atto violento.
A cura di Davide Falcioni
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Emergono nuovi elementi sul drammatico caso di Aurora T., la tredicenne morta dopo essere precipitata dal settimo piano di un palazzo in via IV Novembre, a Piacenza, lo scorso 25 ottobre. Secondo quanto riportato dal quotidiano Libertà, due consulenti della difesa del 15enne accusato dell’omicidio – in carcere da oltre sei mesi – contestano apertamente la ricostruzione della Procura e le conclusioni del medico legale Giovanni Cecchetto.

I medici legali Mario Tavano e Attilio Maisto, incaricati dalla difesa del ragazzo, sostengono che la dinamica della caduta e le lesioni riportate dalla giovane siano compatibili anche con un incidente o un gesto volontario, e non necessariamente con un atto violento. Il 19 giugno esporranno la loro versione dei fatti in aula, nel corso del processo che si celebrerà a Bologna con rito abbreviato condizionato.

Le criticità sollevate dagli esperti della difesa

Tavano e Maisto, in particolare, definiscono "criticabili" le conclusioni di Cecchetto, il quale sostiene che la dinamica della caduta sarebbe incompatibile con un suicidio. Secondo il medico legale nominato dalla Procura per i minorenni di Bologna, Aurora sarebbe caduta all’indietro, forse spinta, e non in avanti, come avverrebbe in caso di gesto volontario. La difesa contesta però questa interpretazione: le lesioni al cranio, sostengono i due esperti, non escluderebbero una caduta accidentale.

Dubbi anche sull’ipotesi secondo cui la giovane si sarebbe aggrappata alla ringhiera prima di essere colpita sulle mani dal ragazzo per farla cadere. Secondo Tavano e Maisto, le escoriazioni sulle nocche sarebbero compatibili con l’impatto al suolo, e non con aggressioni ricevute prima della caduta. Anche la tesi di un presunto lancio oltre il parapetto viene messa in discussione sulla base della distribuzione delle ecchimosi sulle braccia.

Testimoni oculari sotto la lente

Altro punto caldo è rappresentato dalle testimonianze raccolte dai carabinieri del nucleo investigativo di Piacenza. In particolare, due passanti hanno riferito di aver assistito alla scena, dichiarando di aver visto il ragazzo sollevare e spingere la vittima oltre la ringhiera. La difesa mette in dubbio la credibilità di queste affermazioni, sottolineando la distanza che separava i testimoni dal luogo della tragedia e la presunta eccessiva precisione dei dettagli descritti.

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