Medico lecca il naso alla paziente durante la visita, per la Cassazione non è reato

Prendere alla sprovvista una paziente che è ferma sul lettino medico per una visita e leccarle il naso non può configurarsi come violenza sessuale e nemmeno come violenza privata. Lo ha stabilito la terza sezione della Cassazione accogliendo parzialmente il ricorso di un medico che era stato condannato in primo grado per il reato di violenza sessuale e in secondo grado per quello di violenza privata dalla Corte d'Appello. Come riporta lo Studio Cataldi, il dottore era stato denunciato dalla paziente che si era vista afferrare il viso con le mani dal medico che poi le ha leccato il naso mentre era sul lettino delle visite in ambulatorio.
Dopo una prima condanna per violenza sessuale, la Corte di Appello aveva riqualificato il reato in violenza privata rideterminando la pena per il medico che però aveva fatto nuovamente ricorso in Cassazione. Gli Ermellini gli hanno dato parzialmente ragione invitando ad un nuovo esame della vicenda. Per i giudici infatti "non ogni forma di violenza o minaccia è riconducibile alla fattispecie dell'art 610 c.p., ma solo quella idonea, in base alla circostanze concrete, a limitare la libertà di movimento della vittima o a influenzare significativamente il processo di formazione della volontà, incidendo su interessi sensibili del soggetto vittima di coartazione". Per i giudici la decisone è frutto sia delle modalità dell'azione, definite come "assai fugaci", sia dell'esigenza di "confinare nel "giuridicamente indifferente" i comportamenti costituenti violazioni di regole deontologiche, etiche o sociali, inidonei, pur tuttavia, a rappresentare un reale elemento di turbamento per il soggetto passivo".