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Mafia, famiglia siciliana in affari con un clan di New York: 13 arresti, nei guai anche un sindaco

Tra gli arrestati il reggente del clan mafioso di Castellammare del Golfo (Trapani), Francesco Domingo, soprannominato Tempesta e già condannato per associazione mafiosa poi scarcerato nel 2015.  Nei guai anche il sindaco della città, che della lotta alla mafia aveva fatto una bandiera in campagna elettorale.
A cura di Davide Falcioni
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Nuovo colpo alla mafia in Sicilia. I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Trapani, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno infatti tratto in arresto 14 persone e ne hanno denunciato altre 11 in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Palermo. Tra gli arrestati il reggente del clan mafioso di Castellammare del Golfo, Francesco Domingo, soprannominato Tempesta e già condannato per associazione mafiosa poi scarcerato nel 2015.  In manette anche Diego Angileri, 83 anni (domiciliari), Felice Buccellato, 79 anni (domiciliari), Rosario Antonino Di Stefano, 51 anni, Camillo Domingo, 53 anni, Daniele La Sala, 40 anni, Salvatore Mercadante, 35 anni, Maurizio Gaspare Mulè, 54 anni, Antonino Sabella, 63 anni, Stebastiano Stabile, 73 anni (domiciliari), Francesco Stabile, 61 anni, Carlo Valenti, 42 anni, Francesco Virga, 50 anni.

Indagato per mafia anche un sindaco

Nei guai anche il sindaco di Castellammare, Nicola Rizzo, al quale i carabinieri hanno notificato un invito a comparire per essere interrogato, con contestuale avviso di garanzia in quanto indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Rizzo era stato eletto due anni fa dopo una campagna elettorale condotta promettendo ai cittadini che sarebbe stata sempre perseguita la strada della legalità; il sindaco l'aveva detto durante le cerimonie di commemorazione per l’anniversario dell’uccisione di Piersanti Mattarella, ex presidente della Regione siciliana e fratello di Sergio, l’attuale capo dello Stato. Rizzo si era impegnato ad onorare “il testamento morale di trasparenza, democrazia e dialogo che ci ha lasciato”, seguendo “con i fatti il suo esempio di politica con le carte in regola, intesa e vissuta come servizio alla collettività, rispettosa delle regole democratiche, quindi affidabile e seria”. Oggi, tuttavia, il sindaco è finito al centro di un'inchiesta per mafia.

Chi è Francesco Domingo, reggente del clan di Castellammare del Golfo

I reati contestati a vario titolo alle persone arrestate sono associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti aggravati dal metodo mafioso. Durante l'inchiesta sono emersi i legami fra Domingo e la famiglia mafiosa dei Bonanno di New York. Quando tornavano in Sicilia gli americani chiedevano al boss di Castellammare l’autorizzazione ad interfacciarsi con altri esponenti criminali del mandamento di Alcamo. Gli incontri sono stati monitorati dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale guidato dal colonnello Gianluca Vitagliano. Il ruolo mafioso di Domingo è conosciuto da almeno vent'anno. Fu infatti il tramite fra Cosa Nostra e un’organizzazione criminale operante in Sardegna. Su mandato di Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro fu incaricato di intimidire le guardie carcerarie che proprio in Sardegna si sarebbero rese responsabile di maltrattamenti ai detenuti al regime di cui all’art. 41 bis. Fu Domingo a organizzare un incontro fra Gaspare Spatuzza, boss di Brancaccio oggi pentito, e Messina Denaro, allora entrambi latitanti.

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