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“Lui era violento, io volevo lasciarlo: mi chiuse in macchina e minacciò di buttarsi da un burrone”

Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, 105esima donna uccisa nel 2023, Fanpage.it apre uno spazio per le lettrici e i lettori per condividere le loro testimonianze. Se sei vittima di stalking o violenza chiama il numero 1522 – gratuito e attivo 24h su 24h.
A cura di Redazione
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Giulia Cecchettin è la 105esima donna uccisa nel 2023. La 82esima in ambito familiare. Un dramma in seguito al quale la famiglia di Giulia, col papà Gino e la sorella Elena, hanno chiesto di “far nascere qualcosa perché non accada più”, di “fare rumore” e di denunciare, sempre.

Se avete voglia di condividere le vostre testimonianze, Fanpage.it è aperto a voi. Scriveteci a segnalazioni@fanpage.it o cliccando qui. Se sei vittima di stalking o violenza chiama il numero 1522 – gratuito e attivo 24h su 24h. Pubblichiamo una delle testimonianze arrivate alla nostra redazione.

La lettera a Fanpage.it

Avevo solo 16 anni quando iniziai la mia prima storia, al primo litigio lui prese a pugni me e poi il muro. Ero piccola, immatura e non mi era mai stato insegnato come difendermi dalla persona che si ama.

Perdonai e andai avanti finché dopo 5 anni, all’ennesimo litigio, mentre eravamo in macchina mi tolse la borsa con il telefono e mise la chiusura degli sportelli. Iniziò ad offendermi perché mi ero preparata per uscire costringendomi a struccarmi, ad accusarmi di cose non vere. Cercai di dirgli che non era vero nulla e non avevo intenzione di togliermi il trucco.

Iniziò a tirarmi i capelli e strofinare un fazzoletto sul mio volto, quando provai a difendermi, lui mi diede dei pugni sulla spalla, mi bloccò le mani e mi diede dei morsi sulle braccia. Io, ormai priva di forze, gli dissi che questa storia non poteva più andare avanti e che doveva finire.

Fu allora che mise in moto la macchina e si diresse verso un burrone urlando che se avessi chiuso la nostra relazione saremmo andati giù entrambi. Cercai di asciugarmi le lacrime e gli dissi che anche questa volta potevamo superare, lo abbracciai e fu così che lo convinsi a non fare sciocchezze.

Dentro di me una parte era già finita in quel burrone, ma cercai di non farglielo capire. Fu solo quando tornai a casa e mi sentivo al sicuro che gli scrissi di non farsi vedere più.

Ci sono voluti anni per uscire con tranquillità per strada. Ci viene insegnato ad amare, ma non ci viene insegnato a difenderci dalla stessa persona che dice di amarci. A distanza di anni mi sento fortunata per essermi liberata da quell’inferno, mi sento fortunata di poterlo anche solo raccontare.

Quello che mi sento di consigliare a chi vi è dentro, è di parlarne, di ascoltare il consiglio di un fratello, di una sorella o di un genitore perché spesso noi offuscate dall’amore, non vediamo il marcio che c’è. Mentre quello che mi sento di consigliare ai genitori, è di non insegnare solo ad amare, a porgere sempre l’altra guancia e perdonare qualsiasi cosa.

Insegnate ai vostri figli ad avere rispetto per se stessi e che il mondo non è solo un arcobaleno di bei colori.

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