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Covid 19

L’OMS cambia la classificazione della variante indiana: da “rilevante” a “pericolosa”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato la variante indiana del coronavirus, B.1.617, come “preoccupante” perché più pericolosa delle altre. “Ci sono informazioni secondo cui la mutazione B.1.617 è più contagiosa”, ha dichiarato la dottoressa Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico della lotta al Covid-19 presso l’Oms.
A cura di Davide Falcioni
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L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato la variante indiana del coronavirus, B.1.617, come “preoccupante” perché più pericolosa delle altre. "Ci sono informazioni secondo cui la mutazione B.1.617 è più contagiosa”, ha dichiarato la dottoressa Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico della lotta al Covid-19 presso l’Oms. L'esperta ha aggiunto che – sebbene siano necessari nuovi e più approfonditi studi – ci sono anche elementi che suggeriscono che tale mutazione ha un grado di resistenza ai vaccini, e "quindi la classifichiamo come una variante di preoccupazione". La dottoressa ha spiegato che maggiori dettagli saranno resi noti martedì con la pubblicazione del rapporto epidemiologico settimanale dell’Oms e che restano molte ricerche da svolgere sulla variante indiana: una cosa, però, è certa, cioè che si tratta di una mutazione più pericolosa del virus originale. La variante indiana del coronavirus è stata sequenziata in oltre 30 Paesi in tutto il mondo, fra cui l’Italia.

Finora il ceppo B.1.617 era stato classificato come variante “d’interesse” dall’Oms. La riclassificazione avviene ogni qualvolta una variante soddisfa criteri come la più alta trasmissibilità, una ridotta neutralizzazione da parte degli anticorpi o una ridotta efficacia dei vaccini. La variante indiana sembra al momento compatibile con queste caratteristiche, e si ritiene sia anche la responsabile della drammatica nuova ondata che sta investendo l'India, paese in cui anche ieri sono stati diagnosticati 366.161 nuovi casi di coronavirus e 3.754 morti, dati in leggero calo rispetto ai picchi record dei giorni scorsi ma pur sempre molto alti. Gli esperti – infatti – ritengono che i numeri reali potrebbero essere di gran lunga superiori rispetto a quelli riportati dalle autorità sanitarie, visto che si sospetta che milioni di persone sfuggano completamente alle diagnosi.

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