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La morte di Liliana Resinovich

Liliana Resinovich, Visintin: “Ho pensato al suicidio”. La cugina: “Il marito l’aveva allontanata da noi”

Secondo la cugina di Liliana Resinovich, Silvia Radin, la 63enne aveva “paura del marito” Sebastiano Visintin, oggi indagato per la morte della donna avvenuta nel 2021. “Lui l’aveva allontanata dalla famiglia – ricorda -. Durante le ricerche regalava le sue cose, non voleva più i suoi oggetti in casa”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Liliana Resinovich
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Il caso di Liliana Resinovich è stato ufficialmente riaperto ormai da mesi con l'iscrizione di Sebastiano Visintin al registro degli indagati per la morte della 63enne. La svolta potrebbe essere vicina: la Procura ha infatti accelerato l'inchiesta, arrivando anche alla concessione dell'incidente probatorio per cristallizzare la versione di Claudio Sterpin, amico di Resinovich e presunto amante che il 15 dicembre 2021, un giorno dopo la scomparsa della donna a Trieste, si presentò dalle forze dell'ordine per raccontare la loro storia d'amore. Un rapporto, secondo l'86enne, che sarebbe testimoniato anche dagli oltre 600 sms tra lui e la donna.

L'uomo potrà nuovamente raccontare la sua versione dei fatti il 23 giugno in sede di incidente probatorio, mentre per gli altri accertamenti sul cadavere, sulle scarpe e sul cordino dei sacchi della spazzatura, si attende la comunicazione della Procura.

Liliana Resinovich
Liliana Resinovich

L'ipotesi di un movente economico, l'allontanamento dalla famiglia e gli oggetti regalati

La famiglia di Resinovich ha sempre respinto l'ipotesi del suicidio, inizialmente emersa dalla prima autopsia. In particolare per la cugina di Liliana, Silvia Radin, che ha sempre visto nel comportamento del marito della 63enne qualcosa di sospetto. "L'ha portata via dalla famiglia, non si è mai integrato – ha raccontato la donna a Open –. Diceva sempre che lui e Liliana erano dei ‘lupi solitari'. Invece è stato lui ad allontanarla. L'ha quasi circuita".

E secondo la donna, Visintin sarebbe in qualche modo coinvolto nella morte della 63enne. "Nei giorni successivi alla scomparsa lui lavava l'auto, andava al ristorante e faceva le sue cose. Anche se mi scappasse il cane reagirei in maniera diversa". Per Radin, infatti, l'uomo non avrebbe mostrato la fisiologica ansia di un familiare che aspetta il ritorno di una persona scomparsa. Il suo comportamento, secondo lei, avrebbe invece "evidenziato un certo disinteresse". "Liliana aveva paura di lui – continua Radin -. Sebastiano ordinava e lei eseguiva. Non aveva libertà, era in una situazione di soggezione emotiva".

E secondo la Procura, la donna avrebbe cercato di mettere fine a questo rapporto comunicando a Sebastiano di voler andare a vivere con Sterpin. Per questo, secondo chi indaga, l'uomo l'avrebbe aggredita e soffocata. Visintin ha sempre respinto le accuse, spiegando di non aver nulla a che fare col decesso della moglie e raccontando agli inquirenti di essere uscito in bici la mattina della scomparsa della donna per provare una nuova GoPro. Secondo i familiari della 63enne, però, sarebbero ancora troppi i comportamenti che non tornano.

Visintin avrebbe infatti regalato alcuni oggetti personali della moglie prima ancora del ritrovamento del cadavere. Tra questi, la macchina fotografica e la bicicletta, anche se l'uomo ha sempre negato di aver ceduto la bici. La macchina fotografica, invece, è stata oggetto di "un'ammissione" un anno e mezzo dopo la morte della donna: Visintin ha infatti raccontato agli inquirenti di aver regalato l'apparecchio a due amici. Tre mesi dopo la scomparsa di Resinovich, invece, negava ai microfoni di "Chi l'ha visto?" di aver ceduto la macchina fotografica.

"Ha dato via le sue cose troppo in fretta, perfino il vestito del matrimonio. Non voleva più vedere le sue cose in casa" ha ricordato Radin, secondo la quale Visintin stava cercando di cancellare le tracce della moglie. "Anche durante le ricerche era strano, gli proponemmo di usare i cani molecolari ma disse che non si poteva. Sosteneva che i carabinieri glielo avessero sconsigliato. Ci ha invitati a casa per prendere dei ricordi di Liliana e poi ci ha accusati di averli sottratti a sua insaputa".

Liliana Resinovich
Liliana Resinovich

Il ritrovamento del corpo di Liliana Resinovich

Secondo la cugina della 63enne, sarebbe sospetta anche la dinamica del ritrovamento del corpo di Liliana, avvenuto il 5 gennaio nel parco dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste. "Quel parco è di 12mila metri quadri, ci sono un sacco di anfratti e case diroccate. Il corpo poteva essere lì ma poteva anche non essere stato ancora trovato. Visto che per 20 giorni nessuno l'aveva rinvenuta, è stata spostata un po' più vicino, per farla trovare.  Se non l'avessero trovata, infatti, il marito non avrebbe avuto i soldi e la pensione".

Secondo Radin, infatti, il movente dietro il delitto sarebbe economico. "Senza quella scoperta, il marito avrebbe dovuto attendere 10 anni per poter prendere quel denaro in banca".

Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin (Facebook)
Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin (Facebook)

Sebastiano ripercorre la ricostruzione della Procura: "Ero sconvolto, ho pensato di farla finita"

"Il sabato mattina in cui sono venuto a sapere dell'accusa della Procura nei miei confronti l'ho sentito alla radio. Sono andato in salotto e ho acceso la Tv – ricorda Visintin ai microfoni della trasmissione Quarto Grado -. E io ero sconvolto. Quella mattina dentro di me si è scatenato di tutto, a un certo punto ho pensato anche al suicidio, che ormai non mi interessa nulla di questa vita. Ho perso mia moglie e sono accusato di essere un assassino. Ho pensato di tutto, sono state delle ore terribili, poi mi son detto che devo continuare a lottare per dimostrare che io non ho nulla a che fare con tutto questo".

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