Liliana Resinovich, la possibile svolta nei cellulari: “Con nuove tecnologie potrebbero emergere dati inediti”

"Seguivo il caso già da prima, anche quando Visintin non era indagato. Su tutto il nuovo materiale raccolto, dopo i recenti sviluppi, non c'è stato ancora modo di fare una discovery totale. Ma è quello che stiamo aspettando di poter fare".
A parlare a Fanpage.it è l'informatico forense Michele Vitiello, uno dei nuovi consulenti della difesa nominati da Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa nel dicembre 2021 e trovata morta nel parco dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste il mese successivo. Il coniuge della vittima è attualmente indagato per omicidio.

"Qualsiasi accertamento verrà fatto sui cellulari, che siano suoi, di Liliana o di Sterpin, sulle celle, i tabulati, la videosorveglianza, su tutta questa parte ‘multimediale' avremo diritto a partecipare alle operazioni e fare le nostre analisi", ha aggiunto l'informatico forense.
Dottor Vitiello, ci sono novità dalla Procura?
Sì, la Procura ha dato incarico al suo consulente di fare ulteriori accertamenti sui cellulari di Liliana, si tratta della stessa persona che li ha eseguiti nella fase iniziale delle indagini. Queste analisi si svolgeranno a partire dal 9 maggio. Riguarderanno i telefoni della vittima e verrà fatta una nuova copia forense perché quelle fatte all'epoca risultano superate.
Oggi infatti ci sono tecnologie migliorative rispetto al passato e si può procedere a una nuova copia forense, un'estrazione Full File System, che permetterà di recuperare maggiori dati, tutti quelli cancellati.
Le precedenti copie recuperavano tutti i file presenti e poco di ciò che era stato cancellato, le nuove invece ci permetteranno di raccogliere molte più informazioni. Noi potremo assistere a queste operazioni e spero che vengano concessi anche a noi i dati per poterli analizzare in contraddittorio con il consulente della Procura.
Sono passati tanti anni, anche se la svolta sul caso è arrivata di recente. Quali potrebbero essere le difficoltà?
La copia forense della GoPro di Sebastiano fu fatta all'epoca e quel tipo di copia era già completa, quindi a oggi non avrebbe senso fare una nuova analisi su quella tipologia di apparato. Non ci sono state particolari innovazioni per queste tecnologie.
Invece, nel mondo della mobile forensics sono stati fatti grandi passi avanti, oggi si possono fare delle cose che tre anni fa non era possibile fare, potremmo realizzare copie forensi più complete. Le difficoltà non dovrebbero essere molte perché i cellulari sono stati sequestrati e conservati dalla polizia giudiziaria.
Potrebbero venire fuori cose inedite?
Assolutamente, la novità di oggi è proprio questa. Dalle nuove analisi fatte con strumenti più avanzati potrebbero venire fuori dati cancellati che all'epoca magari non erano emersi, come messaggi o ricerche sul cellulare finora mai recuperate. Potremmo fare chiarezza anche sui ‘famosi' passi che sono stati registrati dal cellulare di Liliana.
Nelle scorse ore si è parlato di un video che mostrerebbe un uomo nella zona dove è stato trovato il corpo di Liliana…
Nei documenti ufficiali al momento non si parla di questo video. Quello che potrebbe essere utile, se queste immagini effettivamente esistono, sarebbe una perizia o comparazione fotografica o antropometrica, come quella eseguita per Louis Dassilva, indagato per l'omicidio di Pierina Paganelli.
Se c'è il dubbio che un determinato soggetto sia passato in quel punto, andrà fatto un esperimento giudiziale, dovrà muoversi seguendo i percorsi che si vedono nel video, facendo delle comparazioni per verificare il grado di compatibilità tra i due soggetti.
Lei ha lavorato anche a casi, la scomparsa di Emanuela Orlandi, di Denise Pipitone e la tragedia del Mottarone. Di cosa si è occupato?
Per il caso Orlandi, circa una decina di anni fa, un programma televisivo mi chiese di fare una comparazione fonica tra la ‘famosa' chiamata dell'Americano e la voce dell'uomo che diceva di aver fatto la telefonata. Non trovai abbastanza elementi che permettessero di confermare con una buona probabilità che fosse lui, con gli strumenti dell'epoca.
Nel caso di Denise Pipitone sono consulente della mamma della bambina, Piera Maggio e sono stato incaricato di ripulire alcune intercettazioni fatte all'epoca della scomparsa. Erano rimaste lì perché non si sentivano bene, io mi ero occupato di restaurare i file ma ero riuscito a dimostrare che c'erano frasi molto importanti e utili.
Sono servite per riaprire quel procedimento di cui era stata richiesta l'archiviazione. Devo dire che mi dispiace che, dopo tanto lavoro, le frasi importanti emerse non hanno permesso di aprire indagini nuove perché quelle parole risalivano a molti anni fa. Peccato non averci lavorato prima. Anche se non è detto che non si possano riaprire cose anche in questo caso.
Per il Mottarone invece sono stato consulente della Procura. C'è stato il rinvio a giudizio e dovrò essere sentito, su questo tema a oggi quindi non posso dire molto perché deve iniziare il processo.